Ebbene, sì: dopo settimane e settimane di voci, sussurri e ipotesi, il brasiliano Neymar Jr diverrà ufficialmente un nuovo calciatore del Paris Saint Germain.
Una trattativa destinata a passare alla storia non tanto per la difficoltà che l’ha caratterizzata, quanto per il coinvolgimento economico che la accompagna: l’agente dell’attaccante, Wagner Ribeiro, ha informato espressamente che il PSG pagherà per intero la clausola rescissoria imposta dal Barcellona, ammontante a 222 milioni di euro.
Non solo. Per l’attaccante è previsto un contratto quinquennale di ben trecento –trecento!- milioni: una cifra monstre di quasi 600 milioni totali, da far impallidire gli acquisti di Gareth Bale e Paul Pogba, che tanto scandalo avevano destato gli scorsi anni.
Il trasferimento in assoluto il più costoso della storia sembra destinato ad aggirare ogni ostacolo previsto, dalla denuncia alla UEFA al rispetto delle regole di quel fair play finanziario tanto decantato durante la dirigenza di Michel Platini, ma che appare sempre più un utopia.
La notizia fa ancora più scalpore se si pensa che Neymar ha soltanto 25 anni e, rispetto a molti suoi colleghi più anziani, che hanno ben pensato di rimpinguare i loro conti correnti alla corte del mercato cinese, avrebbe potuto restare ancora a lungo in Catalogna (dove certo non guadagnava bruscolini!), con l’ipotesi di diventare il nuovo simbolo della squadra blaugrana all’uscita di scena di Lionel Messi.
La sensazione che lascia l’affare Neymar è di un inarrestabile “effetto domino”, non solo per la liquidità con la quale il Barcellona andrà alla ricerca di un nuovo attaccante, ma per il mondo del calcio nella sua totalità. Senza limiti finanziari, le squadre più ricche terranno sempre di più in pugno il mercato e neutralizzeranno del tutto il valore già precario dei contratti; i professionisti di questo gioco, che ormai non è più tale, ormai risucchiati in questo vortice da capogiro, perderanno completamente –se non è già accaduto – la capacità di legarsi ad un club per motivi di pancia e non di portafoglio.
Ah, bei tempi del calcio di allora! Sembrano passati secoli da quando Del Piero, Nedved, Buffon rifiutavano offerte altrove e restavano alla Juventus, riducendosi gli stipendi, per riportarla in serie A; da quando Totti respingeva le proposte del Real Madrid pur di continuare ad indossare la casacca giallorossa; da quando Kakà giurava fedeltà al Milan davanti ad un offerta mostruosa del Manchester City… Invece è soltanto un decennio, durante il quale i tifosi sono stati chiamati a cancellare i sentimenti verso i loro beniamini, che, alla fine, all’affetto preferiranno sempre il Dio denaro.
E’ la nuova era. Tanto facile per questi giovani, che hanno avuto la benedizione di ricevere talenti sportivi gratuiti e ne ricaveranno quante più ricchezze possibili; tanto difficili per noi “comuni mortali”, abituati ancora a mettere cuore e passione nella vita e in questo sport, definitivamente trasformato.
E la trasformazione, in verità, non ci piace.
Daniela Russo