Sono dieci le volte in cui gli uomini di Spalletti sono finora scesi in campo da inizio stagione, l’esordio stagionale di quella che era stata considerata la seconda rosa più forte del campionato non è certo stato all’altezza delle aspettative: un tonfo iniziale con la sconfitta a Reggio Emilia succeduto da un pareggio casalingo contro il Torino e ancora una sconfitta, casalinga, e contro i neo promossi parmigiani intervallati da una vittoria a Bologna che non rincuorava proprio per niente.
A dare linfa vitale ci pensa l’Europa ed è un altro il volto che l’Inter ha assunto dalla partita con il Tottenham, cinque le vittorie ottenute dopo essersi imposti su Kane e Pochettino: un trend che non si intraprendeva da parecchio e che sopperisce alla sfiducia nella quale si era piombati alle prime. Risultati sempre di misura, soltanto contro il Cagliari i gol di scarto sono stati due, dimostrazione di quanto Spalletti possa contare su un gruppo compatto e incline al sacrificio e sul quale alla lunga nutrire fiducia non appare, ad oggi, troppo azzardato.
Esulando quell’uomo qualunque chiamato Mauro Icardi, imprevedibile quanto devastante, incarnazione perfetta dell’atavico concetto nerazzurro di “pazzo”, è giunto il momento di tirare le prime somme e scegliere i tre giocatori che finora hanno fatto meglio.
Sul podio ci vanno Asamoah, Politano e Brozovic
Asamoah è l’uomo che non ti aspetti, leggermente osservato con diffidenza in quanto “ex rivale”, il ghanese – come ammesso lui stesso qualche giorno fa – sembra esserci da sempre. Senza contare lo spirito e la concentrazione con i quali scende in campo da perfetto professionista quale è, l’esterno difensore – finora quasi sempre occupato in quella posizione – ha portato ordine e al contempo pressione sanguigna lì dove spesso nella scorsa stagione si verificavano aritmie. La propensione a spingersi in avanti aiuta parecchio la manovra offensiva e funge da sostegno ottimale ai movimenti di Ivan Perisic quanto alla mobilità di Brozovic che può contare spesso nelle sue sovrapposizioni. Concentrato, attento, incline al sacrificio, mai banale, finora quasi impeccabile anche e soprattutto nella fase in cui viene chiamato a dar maggior contributo, ovvero quella difensiva.
Marcelo Brozovic. Dell’importanza del croato ne avevamo parlato subito immediatamente dopo la partita contro la Spal, match in cui il croato fu il grande assente per la distrazione muscolare che aveva accusato. Lasciato recuperare è la pedina di cui Spalletti non può e non vuole privarsi in vista del derby e del Barcellona. Come più volte fatto presente, il croato è l’inamovibile perno al quale gli altri devono aggrapparsi e per dirla alla Spalletti maniera “la palla deve passare da Marcelo”. Punto inamovibile e fondamentale, necessario ad una manovra che senza di lui diventa macchinosa e rada, a tratti goffa; mina vagante nel bel mezzo del centrocampo, si muove tra le linee in orizzontale quanto in verticale, scardinando spesso gli schemi altrui. I tocchi di prima, gli scambi con Asamoah e la velocità d’intuizione, oltre che l’ampia veduta di cui gode fanno di lui quel regista, o calcolatore – per non incorrere in fraintendimenti lessicali – che Spalletti necessitava.
Matteo Politano. Il terzo ad andare sul podio è l’ex attaccante neroverde che anche lui così come Asamoah, fresco acquisto di stagione alle prime non entusiasmava proprio tutti. Malgrado le aspettative riposte in lui, l’ex Sassuolo ha stupito proprio tutti, forse persino se stesso. Quasi sempre titolare ha già totalizzato 1 gol e 2 assist diventando il terzo giocatore, insieme ad Handanovic e Ivan Perisic ad aver giocato tutte le dieci partite finora. Finora ha sempre vinto i ballottaggi con i possibili sostituti, convincendo più di Keita e di Antonio Candreva. Primo assistman nerazzurro (insieme a Icardi e Perisic), ha finora racimolato numeri da grandi attaccanti, salvo la piccola pecca dei palloni persi. A continuar così il riscatto dovrebbe essere d’obbligo, difficilmente il classe ’93, mantenendo questo trend, farò voler fare a meno di lui.
Egle Patanè