A fatica, dopo l’emergenza sanitaria che ha messo in ginocchio il mondo, il calcio è ripartito ma senza tifosi.
Spalti vuoti, nessuno striscione, nessuna sciarpa o bandiera, nessun coro; il calcio ha ripreso nel silenzio, svuotato dalla sua componente emozionale.
“Il calcio si gioca per i tifosi. Sentire il rumore della palla e quel che si dice non emoziona. È quasi peggio degli allenamenti. Se mi chiedessero di scegliere se giocare senza pubblico o non giocare il prossimo campionato, sceglierei di non giocare”.
“Senza pubblico è stato veramente brutto e lo dico proprio perché mi sono salvato.
Mi auguro che nel prossimo campionato ci possano essere i tifosi nostri e di tutte le altre squadre perché lo sport si fa con i tifosi sennò è uno sport senza senso”.
E così, dopo anni, alcuni volti della nostra Serie A, salutano a distanza i propri tifosi con i quali hanno condiviso goie e dolori. Addii dolorosi e resi ancor più tristi dall’impossibilità di poter andare sotto gli spalti una volta colorati e passionali e adesso completamenti svuotati.
Nessun inchino alla sua curva dunque per Callejon che, nella sua ultima gara al San Paolo si inchina e bacia il terreno di gioco di quello stadio che per sette anni è stata la sua casa.
Ha vestito la maglia azzurra per 347 partite, ha segnato 82 gol, ha vinto due Coppa Italia e una Supercoppa Italiana, si è visto restituita una maglia – che aveva lanciato alla curva – in un momento di contestazione e ha continuato a dare il massimo anche quando il suo contratto è andato oltre la scadenza: avrebbe meritato che la sua storia con Napoli finisse diversamente, tra gli applausi e il calore tipico dei tifosi partenopei e invece, mentre lasciava commosso il terreno di gioco, è stato salutato dalla squadra ma siamo certi che, da lontano, come Covid impone, ogni singolo tifoso del Napoli gli avrà reso omaggio.
Dicono che i tifosi, nel calcio moderno, si affezionino sempre meno a giocatori che vanno e vengono.
Poi però ci sono le eccezioni.
Grazie per questi 7 anni, @J21Calleti. Oggi l’inchino è tutto per te…#NapoliLazio #Callejon pic.twitter.com/q89XoQfmMd
— Gianluca Abate (@Aba_Tweet) August 1, 2020
Lacrime e solitudine anche per Bonaventura che dopo sei anni lascia il Milan.
Dopo 154 presenze e 30 gol, il centrocampista, al termine della gara contro il Cagliari, è stato l’ultimo ad abbandonare il terreno di gioco di San Siro e commosso, mentre i compagni rientravano negli spogliatoi, si è recato al centro del campo e si è accasciato a piangere circondato dall’assordante silenzio della Scala del calcio.
Atipicamente triste è anche l’ultima di Pjanic allo Stadium.
Solo pensarlo mi mette i brividi, ma questa sera finisce la mia esperienza in @SerieA con la @juventusfc ❤️
Però non è ancora il momento dei saluti, per quelli ho intenzione di aspettare il 23 agosto 🔥#FinoAllaFine #ForzaJuve #Stron9er #Pjanist 🎹 pic.twitter.com/ydrcdCUy4r— Miralem Pjanic (@Miralem_Pjanic) August 1, 2020
“Solo pensarlo mi mette i brividi, ma questa sera finisce la mia esperienza in Serie A con la Juventus. Però non è ancora il momento dei saluti, per quelli ho intenzione di aspettare il 23 agosto”.
Così, dopo la festa per la conquista per il nono scudetto consecutivo, il bosniaco capisce che la sua avventura bianconera è sempre più agli sgoccioli.
La stagione non è ancora finita ma in quell’impianto, che lo ha visto festeggiare quattro scudetti, non ci metterà più piede.
Prima del Camp Nou, il centrocampista avrebbe voluto prendersi l’abbraccio dei tifosi e essere avvolto dalle sciarpe bianconere ma non ha potuto fare altro che affidarsi ai social per mostrare tutta la sua commozione per la fine di una storia profonda.
Si tratta di campioni che per anni hanno vissuto una maglia ma che non hanno potuto emozionarsi ed emozionare creando per l’ultima volta quella magia unica che solo il tifo sa donare.
Nessun giro di campo per loro ma tanto silenzio e, di “ordinario” nella loro ultima volta ci sono state solo le lacrime.