Pjanic 2023, tra luci e ombre il rinnovo del regista bianconero

Dopo una lunga estate da protagonista del calciomercato, arriva infine il tanto richiesto (dal giocatore) rinnovo per Miralem Pjanic: ma quanto veramente conta il bosniaco nelle dinamiche bianconere?

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E’ arrivato martedì il comunicato che ha ufficializzato il rinnovo, fino al 2023, di Miralem Pjanic, annunciato da tempo e più volte messo in discussione dopo un’estate in cui il bosniaco sembrava destinato ad altri lidi. Un rinnovo cospicuo, che porta al numero 5 della Vecchia Signora un aumento di stipendio pari a circa due milioni: Pjanic diventa così il terzo giocatore più pagato in rosa.

La notizia, che da mesi teneva in allerta la piazza bianconera, viene accolta con stati d’animo differenti.  Molti, moltissimi sono soddisfatti della sua permanenza – anche se nel calcio di oggi il rinnovo non offre alcuna garanzia – ma molti altri si ritrovano a sciorinare una serie di dubbi legati principalmente allo scomodissimo ruolo che il bosniaco è chiamato a occupare in campo. Il ruolo che fu di Pirlo, di Iniesta: due nomi non proprio a caso.

Sappiamo come Pjanic arrivi nel 2016 dalla Roma con un vestito completamente differente: è un centrocampista con forti attitudini offensive che rende al meglio nei compiti di trequartista o mezzala. Massimiliano Allegri, ritrovatosi orfano di Paul Pogba, decide allora di riadattare il numero 5 affidandogli compiti di regia davanti alla difesa.

Il punto è che ancora oggi, due anni dopo, checché se ne dica  del suo essere indispensabile in quella posizione, Pjanic è un elemento tra luci e ombre.

E’ innegabile che il ragazzo sia dotato di ottimi piedi, aveva avuto modo di farlo vedere ampiamente alla Roma ma nè strutturalmente nè caratterialmente pare adatto a dirigere una squadra.

Per quanto preciso nel lanciare i compagni a rete, pecca decisamente di velocità – cosa che si evidenzia ancora di più accanto al buon Khedira, intelligentissimo ma non certo una Ferrari – e di quella continuità che si vorrebbe da un calciatore di calibro (e che di certo aveva il buon vecchio Pirlo).

Inoltre la sua ‘fragilità’ a livello fisico lo vede inadatto in un centrocampo a due, ove necessariamente sono tutti gli altri componenti a doversi sobbarcare il dispendioso lavoro di recupero che non è adatto a fare. Motivo per cui il modulo 4231 a oggi è quello con il quale la Juventus va in sofferenza soprattutto con le squadre aggressive, con baricentro alto. Insomma, gli va costruita intorno una fortezza, fatta di muscoli e capacità di interdizione… Altrimenti la mediana si trova perennemente in difficoltà. Il che avalla il miglior utilizzo in fase avanzata, là dove fatica e chilometri si riducono.

Senza considerare un dato, secondario ma solo per ordine: quella ingrata, fastidiosa attitudine alla protesta verso il direttore di gara.

A oggi ci si potrebbe chiedere cosa sarebbe accaduto se Pjanic avesse preso altre strade, lasciando la Juventus orfana del suo ruolo – visto che di registi in Europa ce ne sono veramente pochissimi validi. Sarebbe così terribile immaginare la Juventus giocare con un altro assetto in cui Pjanic non venga contemplato? E’ vero che le squadre europee più blasonate hanno sempre presentato tale elemento, ma è pur vero che è un ruolo che va scomparendo: e paradossalmente la Juve odierna presenta calciatori tali da poter giocare anche senza un regista davanti alla difesa (specie col ritorno di Bonucci). Bisognerebbe, certo, lanciare il piccolo Rodrigo Bentancur le cui molteplici qualità – alcune intraviste al Mondiale – non aspettano altro che essere scoperte e messe a frutto.

Oggi il ‘Pianista’ gode di una sicura inamovibilità tra i titolari, forte anche della grande inclinazione di Allegri verso di lui. Tuttavia la stagione è lunga… La strada per costruire la Juventus di CR7 potrà riservare qualsiasi sorpresa.

Daniela Russo

(tutte le immagini Getty)