Pirlo confessa: “Allegri al Milan non mi voleva”. E adesso… eccolo di nuovo

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“Un’altra volta, ci risiamo”, avrà pensato Andrea Pirlo una volta appresa la scioccante notizia del cambio di panchina bianconera. Via Conte, dentro Allegri… e si ritorna indietro nel tempo. Al 2011, per l’esattezza. Sì, perché il mister livornese, ormai ufficialmente nuovo tecnico della Juventus, ha già monitorato il centrocampista azzurro da una sua panchina, quella del Milan. Peccato che, a quanto pare, Pirlo se ne sia andato dal club meneghino proprio per “incomprensioni con l’allenatore”: “Allegri al Milan non mi voleva, i soldi non c’entrano niente“.

La “Gazzetta dello Sport” rievoca un’intervista, datata 11 maggio 2012 e rilasciata da Pirlo a G.B. Olivero, in cui il calciatore juventino ex Milan spiegava per la prima volta il motivo del suo addio alla società rossonera – allora allenata da Allegri –, risalente all’estate del 2011: “Le cose sono andate così – racconta il centrocampista al quotidiano sportivo –. Quando abbiamo parlato del mio contratto, mi hanno proposto il rinnovo per un anno. Io chiedevo un triennale perché ero più giovane degli altri giocatori in scadenza. Ma il vero motivo del mio trasferimento è stato un altro: Allegri voleva piazzare davanti alla difesa Ambrosini o Van Bommel e io avrei dovuto cambiare ruolo. Allora ho detto ‘no, grazie’ e ho scelto la Juve, che mi offriva motivazioni importanti. Ci tengo a dire che non è stata una questione economica“. La colpa dell’allontanamento di Pirlo dal Milan, dunque, cade dritta dritta sul neo tecnico bianconero: “Il Milan ha deciso che non servivo più. L’ho capito subito durante quel colloquio. Nel mio ruolo Allegri preferiva altri giocatori“.

Peccato che il centrocampista non sia riuscito a levarselo definitivamente di torno. Il tecnico livornese si è già accomodato sulla panchina bianconera, dove ha dovuto incontrare, per forza di cose, il suo ex giocatore. E adesso noi ci chiediamo una cosa: Allegri inizierà ad apprezzare Pirlo? O Pirlo dovrà assaporare il gusto amaro della riserva? Ai posteri l’ardua sentenza.

Eleonora Tesconi