Pioli l’interista… ed è subito derby

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Tutto è bene quel che finisce bene e archiviate inquisizione, caccia alle streghe e guerra di successione, l’erede al trono è stato decretato. Il braccio di ferro l’ha vinto il fronte Appiano Gentile e, trionfate l’autarchia e l’italianità, Stefano Pioli è il verdetto finale. Uno che conosce l’italiano come lingua e come campionato dissero, uno che possa “normalizzare” e stabilizzare la situazione e, alla fine, il normalizzatore che tanto ricercavano rifiuta, più che la carica, la denominazione. “No grazie”, dice il parmigiano, Pioli vuole essere uno che, oltre a normalizzare, possa potenziare. Potenziare e fare bene da subito e nel lungo periodo specie se i prerequisiti per farlo ci sono tutti, almeno sulla carta. Champions? Difficile ma non impossibile – ammette – pur mantenendosi ben lungi da promesse gratuite e avventate ma provarci è più che di dovere soprattutto se davanti c’è più di mezza stagione.

Italiano dissero e italiano fu, se poi si aggiungono fede e passione il connubio può dirsi più che soddisfacente. “Sono strafelice di essere qua, darò tutto per il club e i tifosi” tra le prime dichiarazioni di Pioli e proprio dai tifosi dice di voler apprendere l’entusiasmo, l’energia e la voglia di lottare elementi fondamentali per una squadra in anemia. D’altronde lui, che nasce da una famiglia interista senza nasconderlo, comprende a pieno l’argomento e a mo’ di gioco del destino si ritrova a esordire in una di quelle partite in cui il tifo è fondamentale (al calo di spettatori presenti negli stadi di Serie A emerge l’eccezione “delle milanesi” in rialzo rispetto anche allo scorso anno).

La settimana appena iniziata è peculiare, se non per il calcio italiano, per quello milanese di certo. A meno sei dalla stracittadina più sentita del calcio italiano, Stefano Pioli, in attesa del rientro dei suoi giocatori impegnati con le varie nazionali, è già a lavoro per la sua prima partita in nerazzurro che, guarda caso, è proprio Milan-Inter.
Impegnativa e complessa allo stesso tempo, Milan-Inter è da sempre una partita che fa storia da sè trascendendo da ogni tipo di logica e pronostico, emblematica in tal senso la stracittadina della stagione scorsa quando i padroni di casa che, anche in quel caso erano i rossoneri, hanno colpito e affondato la squadra di Mancini con la complicità di un tiro dagli undici metri di Icardi tutt’altro che perfetto e minuzioso. Icardi il leader dal quale Pioli vuole ripartire senza, però, tralasciare nessuno e offrendo a tutti la possibilità di esprimere gioco e potenzialità per vincere e migliorare individualmente e collettivamente. Facendo fede sulla dottrina del “mantenere prima di promettere”, sui fatti più che sulle parole, migliorare a ragionare e agire da gruppo con coesione e organizzazione sono i capisaldi di questa nuova Inter, capisaldi attraverso i quali raggiungere i risultati ambiti sembra meno pauroso.  Quei risultati che mancano alla Beneamata da un bel po’ e se l’ultima – se non unica – bella partita giocata è quella contro i bianconeri, cercare di ritrovare e di riproporre lo stesso spirito vincente per l’imminente match contro i cugini sarebbe l’ideale.
Egle Patanè