Ha deciso così, Stefano Pioli. Ha rassegnato le sue dimissioni alla Fiorentina senza nemmeno provare a conquistare la finale di Coppa Italia.
Una separazione molto più dolorosa di quello che appare dal di fuori, che riapre cicatrici forse mai del tutto rimarginate, cicatrici che affondano e mettono radici in quel terribile 4 marzo 2018 a Udine.
Le ultime parole pronunciate dal mister la dicono lunga sullo stato d’animo e sul legame che – inevitabilmente, dopo un tale trauma – si è creato tra lui e la squadra, tra lui e la città.
“Sono stato costretto. Sono state messe in dubbio le mie capacità professionali e, soprattutto, umane. Ringrazio di cuore chi ha percorso con me questo viaggio. Un grande grazie a Firenze e ai tifosi fiorentini: si è creato un legame speciale che porterò sempre con me, perché le avventure finiscono, ma le emozioni rimangono forti e presenti dentro tutti noi”.
Non è difficile immaginare quanto possa essere stato complicato, per Pioli, sentirsi toccato nella sua sfera umana. Quella stessa messa così a dura prova poco più di un anno fa, quando di punto in bianco – senza alcun logico motivo – la sua giovanissima squadra si è trovata privata brutalmente del proprio Capitano, Davide Astori.
In quella sfera umana c’è racchiuso tutto il dolore provato nell’aprire la porta di quella camera e trovare Davide senza vita.
“Ho visto Astori lì, fermo nel suo letto. Sembrava che dormisse, non era così. È stato il momento più difficile, una cosa che non auguro a nessuno”.
Il conforto costretto a offrire a familiari, amici, colleghi mentre il suo stesso cuore era a pezzi, le lacrime asciugate ogni giorno – per chissà quanti giorni – ai ragazzi rimasti, la solitudine la mattina in ufficio, senza la voce serena del numero 13 che passando intonava: “Salve, mister”.
Una tragedia che ha investito il gruppo come una valanga e che Stefano si è trovato a dover scavare, a mani nude, per salvare tutto il possibile e anche di più. Ne è uscito con la forza di chi si sente reponsabile per altre persone, trovando per sé e per i ragazzi la forza di andare avanti.
Con il ricordo di Davide impresso nella mente, nel cuore e sulla pelle.
Sembra quasi assurdo che, dopo tanta sofferenza condivisa, società e ex tecnico non riescano a trovare la stada per capirsi. Per il bene di tutti è giusto che si metta la parola fine in maniera definitiva a tutte queste incomprensioni.
Anche perché l’ Associazione Italiana Allenatori ha espresso piena solidarietà al mister, considerato “esempio di lealtà e competenza”.
Una cosa è certa: Pioli porterà sempre con sé un pezzo della Fiorentina. Lo stesso che, andando via, ha preso Davide Astori.
Daniela Russo