Inter ai raggi X: tutti i numeri che, al di là dei giri di parole, dimostrano perché l’Inter c’è, fa sul serio e non teme proprio nessuno.
Sarà che l’interista nel dna ha una neanche troppo velata e radicata mania di sottovalutare, non solo l’avversario come spesso accaduto, anche e soprattutto se stessi; sarà che, detto e ridetto, i deludenti risultati delle scorse stagioni sono ancora troppo recenti per essere dimenticati e risiedono vividi nelle menti dei nerazzurri, sarà che “Stiamo con i piedi per terra”, sarà quel che sarà, eppure a più di metà del girone d’andata, l’Inter di Luciano Spalletti è al secondo posto in classifica e vanta dei numeri che nulla hanno da invidiare né agli inseguitori tantomeno all’unica squadra che finora ha fatto meglio e che infatti occupa la prima posizione.
Dati di fatto. E che piaccia o no, diamo a Luciano quel ch’è di Luciano.
Meriti, questo Luciano qui, ne ha tanti ed elogi da fare ce ne sarebbero altrettanti ma il merito più grande da encomi più grandi è quello di aver dato vita ad una squadra fatta di un insieme di grandi calciatori, di un gruppo più che di singoli alla riscossa, (ri)trovando (e riesumando) quella personalità che da un po’ era rintanata nei più remoti angolini di Appiano Gentile.
Come dichiarato da Spalletti stesso in conferenza pre-match, bisogna andare con cautela ma che si tratti di una squadra che ha personalità si può dire e a gran voce.
I pali? I rigori? Il var? La fortuna? Parole, parole, soltanto parole.
Il calcio è un gioco incredibile, il luogo comune per antonomasia è “La palla è rotonda, può succedere di tutto” Sì, ma anche no. Il calcio non è casualità e questo Spalletti lo sa bene e lo ha dimostrato altrettanto bene e se c’è ancora chi parla di un secondo posto inflazionato, evidentemente, le cose sono due: O questo qualcuno non capisce nulla di calcio, o forse, vuole sminuire un lavoro difficilmente riscontrabile altrove (sì, datemi pure della superba). Le partite non sono tutte uguali, ad ognuna corrisponde una preparazione, un approccio, una impostazione di gioco, una formazione, una strategia (…) diversi e diversificati, così si spiegano un misero 1-0 in casa contro un Genoa ai fanalini di coda, dal 3-0 al 3-2 in casa contro la Samp, il 2-1 sofferto a Benevento e Verona, ma anche il pareggio e la prestazione al San Paolo risultato di una preparazione esemplare e perfetta, la stra-vittoria al Derby, la grandissima prova all’Olimpico contro i giallorossi e via discorrendo.
Le favorite allo scudo restano ancora Juventus e Napoli, o meglio, Napoli e poi Juventus (perché diciamolo chiaramente e a voce alta, i partenopei quest’anno hanno qualcosa in più dei bianconeri) ma se c’è un’inaspettat(issim)a guasta feste è proprio questa bella donna meneghina in vestito nero e blu di cui ci stiamo occupando. E’ vero che parlare di candidatura allo scudetto a novembre potrebbe risultare eccessivo e prematuro ma i numeri sono numeri, quindi, ribadisco: Piedi per terra, ma diamo a Luciano quel ch’è di Luciano. Diamo a Icardi quel ch’è di Icardi, a Perisic quel ch’è di Perisic…all’Inter quel ch’è dell’Inter. Perché di Inter si tratta, e non dei vari Icardi, Perisic, Candreva, Skriniar né Vecino, perché quest’anno gli encomi vanno fatti anche a chi prima ritenevamo da buttare e adesso sembra imprescindibile, perché è da questo che è partito tutto: Dall’essere sempre più squadra e meno individualità, dal crescere singolarmente e in gruppo perché uno determina l’altro. Lo dimostra una standing ovation per Nagatomo che lascia il campo in Inter – Sampdoria, gli applausi crescenti per D’Ambrosio, un Icardi iper criticato ma più maturo rispetto allo scorso anno (secondo goal del derby docet), un Perisic determinante anche in fase di non possesso… E proprio i numeri di Icardi e Perisic mettono a tacere tutti quelli che hanno ancora qualcosa da supporre, da dire e da criticare.
Immobile capocannoniere con 14 gol segnati e 6 assist è seguito proprio da Mauro Icardi secondo nella classifica marcatori insieme a Paulo Dybala con 11 reti messe a segno ma, differisce da quest’ultimo per numero di assist: il capitano nerazzurro ha fornito 0 assist rispetto a Dybala che ne conta 2. E ancora, se Higuain e Dybala sono la coppia più prolifica in fase realizzativa, 17 gol segnati e 5 assist in due, Mauro Icardi e Ivan Perisic contano 15 gol e 5 assist ma, a differenza dei primi, i due attaccanti nerazzurri sono la coppia da gol più in sintonia e più devastante della serie A. Delle 11 reti segnate da Icardi, 4 nascono da assist di Perisic che ne conta 5 in totale, secondo solo a Immobile (6). Degli 11 gol segnati da Icardi, 8 sono stati messi a segno a San Siro e 3 sui 4 assist serviti da Perisic per Icardi sono stati effettuati in match casalinghi (Gli altri nascono da assist serviti da Joao Mario, D’Ambrosio e Candreva).
12 sui 22 gol segnati in totale dalla squadra, sono stati messi a segno in casa mentre delle 8 reti (totali) subite, la metà esatta sono state subite in casa e, tra l’altro, tutti e quattro gol sono stati subiti nelle ultime due partite entrambe conclusasi per il risultato di 3-2.
L’Inter è la squadra di Serie A che più segna nei minuti finali e, nelle gare casalinghe non è andata a segno nell’ultimo quarto d’ora del match soltanto contro la Sampdoria: Con la Fiorentina Perisic ha segnato il gol del 3-0 al 79’, sempre Perisic contro la Spal ha segnato la rete del raddoppio all’87’, D’Ambrosio contro il Genoa è andato in rete al 87’, al derby Icardi ha segnato dagli undici metri il gol della tripletta e del vantaggio al 90’.
8 degli 11 gol segnati da Icardi sono stati segnati in casa.
Cinica, brutta a tratti, migliorabile di certo, quest’Inter è così, magari non bellissima ma temeraria e spaventosa, possente e rude, in sordina si è fatta largo tra le grandi e senza proferir parola alcuna si è presentata alla festa pur non essendo stata invitata, si è imbucata e adesso è quasi la star della serata. Chissà, riguardandosi indietro con il senno di poi, riflettendo sui silenzi o le poche parole di Sabatini, se l’intento fosse proprio quello di fare tutto in sordina per poi stupire sul campo, senza inutili sfarzose e megalomani proclamazioni di…
Il brutto anatroccolo è diventato un cigno ed è pronto ad indossare l’abito da sera, peccato però che la festa sia giusto ad ora di pranzo, e allora, anche in questo caso non resta che ribadire “Piedi per terra”, correre, pressare, calibrare i passaggi, giocare d’astuzia, ritornare quando necessario e soprattutto giocare per la squadra e di squadra perché la strada è lunga e la partita di oggi tutt’altro che semplice e scontata come tutto il resto ma l’Inter c’è e questa è ormai una certezza.
Egle Patanè
ph: Mattia Pistoia