Per niente Allegri. Sconfitta amara contro la Lazio: è tempo di fare la Juve

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La sconfitta casalinga contro la Lazio costringe la Juve a fare un esame di coscienza e a reagire immediatamente

Allegri: aggettivo maschile plurale.
Significato: che ha, che dimostra o mette allegria; gaio, lieto, gioioso.
Sinonimi: vivace, beato, felice, gaio, giocondo, ridente, piacevole, ameno, esultante, esilarante, festoso, brioso, spensierato…
Contrari: addolorato, avvilito, fuori fase, indefinibile, spiacevole, nero, rattristato, demotivato, doloroso, prostrato, giù di tono, infelice, triste, cupo, desolato, amaro, impegnativo, giù di morale, funereo, depresso, compassato, di malumore, sfiduciato, scontento, tragico, toccante, disilluso, malinconico, sconsolato, sconfortato, insoddisfatto, smorto, mesto, amareggiato, abbattuto, deluso, a terra, affranto, spento, afflitto…

Soffermiamoci sui contrari: questi sentimenti sono tutti attribuibili alla squadra vista in campo e a quanto ha scaturito nel mondo bianconero. Già, perchè all’indomani della sconfitta casalinga contro la Lazio, in casa Juve, l’allegria è un lontano ricordo…

Nell’ottava giornata, quella contrassegnata da scontri diretti, soprattutto al vertice, la Juventus è scesa in campo molle o, per richiamare il dizionario citato precedentemente, indefinibiledemotivata– prostrata- fuori fase- giù di tono– cupa- compassata- smorta-spenta; il che rende il futuro indefinibile- doloroso- impegnativo… e i tifosi addolorati- neri- infelici- rattristati- alcuni demotivati- altri funerei- altri ancora depressi o di malumore- qualcuno è sfiduciato- molti sono scontenti- alcuni disillusi- altri ancora malinconici di una Juve con carattere e mentalità vincente, tifosi sconsolati- sconfortati- sicuramente insoddisfatti– amareggiati- delusi

Le motivazioni per scendere in campo con la voglia di vincere a tutti i costi c’erano tutte: dalla rivincita per una coppa lasciata a Roma nel recente passato, passando per la rabbia del pari di Bergamo, fino alla voglia di riacciuffare la cima della classifica o quantomeno, mettere il fiato sul collo a chi va – il tutto guardandosi le spalle-.

Cosa succede ai Campioni d’Italia che non sanno più stare in vetta tanto da balzare in due giornate dal primo al quarto posto in classifica vedendo un Napoli, a tutti gli effetti diretta concorrente, correre e non fermarsi?

Già, tutto in due giornate che, inevitabilmente, fanno emergere interrogativi e dubbi perchè, come contro l’Atalanta, la squadra è stata in vantaggio ma non ha retto e si è fatta rimontare; perchè, dopo la nottataccia di Cardiff, la squadra sembra portarsi dietro il virus del secondo tempo; perchè la mentalità Juve, in otto gare di campionato e due di Champions – oltre alla Supercoppa- è stata vista poco o nulla; perchè difficilmente, nella storia, i bianconeri hanno steccato due partite consecutive; perchè la Juve non perdeva in campionato allo Stadium da 41 partite (di cui 38 vinte), 783 giorni, cioè più di due anni (0-1 con l’Udinese).

«Dobbiamo lavorare sui cali di concentrazione, le avvisaglie c’erano già state a Bergamo, contro il Sassuolo e col Torino… abbiamo lasciato 5 punti per strada in due partite: non abbiamo ancora capito che, per vincere il campionato, bisogna combattere e fare fatica tutti i giorni…» ha detto Massimiliano Allegri, a Premium sport, dopo la sconfitta contro la Lazio ma la domanda nasce spontanea: perchè tutto ciò e di chi sono la responsabilità? Che i segnali si erano già avuti, è verissimo ma, vista come è maturata la sconfitta, sembra che non si sia corsi ai ripari.

Ovvio che il problema sia soprattutto mentale ma non solo…

– Higuain non sa più segnare: sbaglia sotto porta cose facilissime, come la palla calciata centralmente permettendo a Strakosha di respingere –  subito dopo l’1-1 di Immobile-; Sampaoli non lo convoca e lui dovrebbe guadagnarsi il posto in Russia con la maglia della Juve; resta a Torino, si allena ma già sul finale del primo tempo spesso ha tirato il fiato – quasi mai ha attaccato lo spazio.

– Dybala non sa più brillare: la Joya (il diamante) è irriconoscibile tanto da essere nuovamente “declassato” a Picciriddu. Troppo piccolo e fragile (mentalmente) appare il numero 10 bianconero che sbaglia, neanche a dirlo, come contro l’Atalanta, il penalty concesso allo scadere. Troppo più grandi di lui sono sembrati questi rigori importanti ai fini dei punti. Reduce dal viaggio intercontinentale, per scelta tecnica non è stato titolare, subentrato a un rientrante Khedira, non ha saputo accendere la luce a una Juve spenta.

Mandzukic non sa più lottare: complice una condizione fisica non ottimale e reduce dagli impegni con la Croazia (in cui ha giocato) non è stato il solito trascinatore e lottatore. Continua a giocare in una posizione da adattato che gli richiede un lavoro diverso e un dispendio al quale non è abituato. Il sacrificio della stagione scorsa non può perpetuare all’infinito, lui nasce punta a si sente tale.

esterni, vecchi e nuovi, imbarazzanti: su questo dovremmo innanzitutto scindere tra quelli offensivi e quelli difensivi. Douglas Costa e Bernardeschi, nuovi e ancora estranei al gruppo, costati rispettivamente 40mln, sono incapaci di crossare permettendo alla punta di insaccare (almeno di testa) nè sono stati in grado di spaccare le partite. Per gli esterni difensivi si apre un altro capitolo: tra titolari, acciaccati e adattati la qualità complessiva non è da big. Contro una squadra in forma e ostica come la Lazio, in una gara importante per la classifica, il tecnico ha deciso di fare a meno di Alex Sandro (l’unico esterno basso che alza il livello generale).

difesa allo sbando: Buffon, Barzagli e Chiellini non hanno il dono dell’eterna giovinezza… raramente sono stati schierati gli stessi uomini in difesa il che ovviamente non aiuta a entrare in forma, a trovare alchimia nè tantomeno a Rugani e Benatia a trovare fiducia. Contro Immobile la difesa bianconera è apparsa in bambola e impreparata: eppure “la specialità” e le caratteristiche del biancoceleste sono note.

– a centrocampo pesano come un macigno alcune scelte tecniche. In generale le defezioni di alcuni uomini chiave possono rappresentare un alibi. Il reparto meno convincente lo scorso anno sembrava aver trovato un certo equilibrio soprattutto con l’innesto dei nuovi acquisti. Nel primo tempo contro la Lazio il centrocampo a 3 ha retto seppur privo del faro Pjanic; nel secondo tempo il cambio modulo ha lasciato uno stanco Bentancur (reduce dalla prima convocazione con l’Uruguay e annesso viaggio) e un fisico Matuidi incapaci di ragionare e assere partecipi nel costruire la manovra quanto a difendere.

 

Nel complesso la Juve è apparsa fragile di testa ma anche senza idee, soprattutto in fase offensiva e senza equilibrio in fase di non possesso, poco pericolosa nonostante lo schieramento votato all’attacco e fragile.

 

Non c’è tempo per attendere le “Idi di Marzo”, nulla è ancora perduto in campionato, soprattutto per una Juve capace di rimonte epocali ma è arrivato il momento di fare la Juve, di capire come si indossa la maglia bianconera; occorre essere Uomini e cacciare gli attributi perchè quelli visti ieri, scesi in campo senza grinta, usciti a testa bassa senza avere il coraggio di andare sotto le curve al termine della gara (eccetto Buffon) non sono Juventini veri e non ci rendono per niente allegri…!

 

 

Caterina Autiero