Cresciuta nelle giovanili della Polisportiva Almennese che nell’estate 2001 è diventata Orobica e che dal 2003 assunse la denominazione Atalanta, con 49 reti in tre anni è protagonista del doppio salto di categoria della squadra nerazzurra dalla Serie B alla Serie A.
Penelope “Penny” Riboldi vanta un curriculum di tutto rispetto con più di 15 stagioni consecutive trascorse in Serie A che fanno di lei una delle calciatrici con la più lunga militanza nel massimo campionato femminile.
Ambidestra da sempre, anche se nasce come ala pura, ha rivestito il ruolo di terzino (sia destro che sinistro). Per le sue grandi doti di spinta e realizzative, in carriera è stata schierata anche come centrocampista e come seconda o prima punta.
Un vero e proprio jolly; una calciatrice esperta che, dopo aver indossato le maglie di Orobica, Bardolino Verona, Tavagnacco, Napoli, Mozzanica, Pink Bari, Chieti, Valpo e Roma, adesso è al servizio del Pomigliano per tentare ancora di fare il grande salto dalla cadetteria.
Grazie alla sua agenzia di procuratori, la Music and Sport Management, abbiamo avuto l’occasione di conoscerla meglio.
1. Come è nata la passione per questo sport?
Non c’è stato nulla nello specifico che mi abbia fatto nascere questa passione. Quando ero piccola, mi hanno regalato un pallone da calcio e, da lì, non me ne sono mai separata, inoltre calciavo di tutto come se fosse un pallone. E’ una passione innata!
2. Quali sono le maggiori difficoltà che hai incontrato nel perseguire il tuo sogno?
Fortunatamente i miei genitori mi hanno sempre supportata e, nella squadra dove ho giocato da bambina, composta da maschietti, non sono mai stata discriminata, anzi ero molto stimata da allenatore e compagni.
Quando ho iniziato non c’erano le garanzie, i supporti (soprattutto economici), che ci sono adesso quindi i sacrifici fatti durante tutti questi anni, nonostante siano stati notevoli, non mi hanno però impedito di perseguire il mio sogno.
3. Quali sono le maggiori soddisfazioni che ti ha regalato il calcio?
Le maggiori soddisfazioni sono legate alla mia lunga militanza in Serie A, collezionando presenze anche in Champions League ed in Nazionale e coronate anche dalla vittoria dello scudetto e da numerosi gol.
4. Da questa stagione giochi nel Pomigliano. Cosa ti ha spinto a vestire la maglia del team campano? Che ambiente hai trovato al tuo arrivo?
Sono stata molto colpita dall’ambizioso progetto e dalla professionalità della società che mi ha mostrato profonda stima puntando sulla mia esperienza.
Inoltre, conoscevo già alcune mie (future) compagne che mi hanno parlato molto bene del club. Già dal mio arrivo, mi sono subito trovata bene con tutti (compagne,staff e società intera sono stati tutti molto accoglienti): sono stata molto colpita e allo stesso tempo coinvolta nella voglia e della grinta mostrati sin da subito.
5. Questa è la tua seconda stagione consecutiva in Serie B. Che campionato ti aspetti? Chi è accreditata alla promozione in massima serie?
Purtroppo la mia prima stagione di B non è andata assolutamente come speravo per tanti motivi, quest’anno invece abbiamo iniziato tutti con il piede giusto e speriamo di continuare così fino alla fine.
Il campionato di B ha raggiunto un alto livello qualitativo, diventando molto difficile pertanto per la promozione ci sono più squadre che potrebbero lottare per il titolo.
6. Guardando alla A: le due neopromosse, Napoli e San Marino, stanno faticando non poco. Secondo te perché? E’ troppo ampia la forbice tra la massima serie e cadetteria?
Napoli e San Marino non sono le uniche squadre che stanno lottando per rimanere in massima serie. Ritengo, purtroppo, che a differenza delle stagioni precedenti, ci sia notevole disparità tra le squadre della prima metà della classifica e quelle della seconda metà.
Per esperienza professionale, credo che, per chi deve affrontare la massima serie da neopromossa, serva un mix di più fattori: giocatrici con esperienza, giocatrici giovani di prospettiva, tanta grinta ed umiltà.
7. Il calciatore-calciatrice a cui ti spiri e che rappresenta il tuo idolo?
Non ho mai avuto un modello al quale mi sono ispirata.
Ci sono state e ci sono tante giocatrici e giocatori che stimo ma non ho mai avuto un idolo.
Il mio calciatore preferito è Ronaldo, il Fenomeno.
8. P come professionismo o P come procrastinazione (a riguardo)?
Io ovviamente direi P come professionismo. E’ giunta l’ora di premiare tutti i sacrifici fatti e di raccogliere i frutti di questi anni e penso che siamo sulla buona strada.
9. A che punto è, secondo te, il movimento femminile italiano e cosa si deve fare ancora?
Negli anni è migliorato tantissimo, basti vedere quante giocatrici straniere vengono nel nostro campionato diversamente dagli anni precedenti, quindi vuol dire che ha raggiunto un livello più alto. Altra cosa molto importante, successa negli ultimi anni, è stata l’inserimento delle grandi società maschili nel femminile che ha portato più soldi, visibilità e professionalità.
Come nella domanda precedente, ciò che manca è appunto raggiungere il professionismo.
10. Hai 34 anni e una carriera lunga in cui hai vinto uno scudetto e una Coppa Italia e che ti ha visto indossare anche la maglia azzurra. Quali sono i tuoi futuri obiettivi?
Il mio obiettivo principale è di migliorarmi sempre, perché non si smette mai di migliorarsi, soprattutto adesso che non ho più 20 anni: devo lavorare il doppio rispetto a prima se voglio mantenere un livello alto.
Spero anche di poter vincere ancora qualcosa e, a livello personale, mi piacerebbe fare ancora tanti gol come un tempo.
11. Come immagini la tua vita “da grande”? Vorresti restare ancora nel mondo del calcio? In che veste?
Si mi piacerebbe molto restare nel mondo del calcio, magari ricoprendo il ruolo di allenatrice, dopo tanti anni da giocatrice, sono affascinata da questo ruolo.
Mi piacciono anche altre mansioni, spero di trovare quella giusta che mi consenta di restare nel mondo del calcio.
12. E’ inutile negare che la figura femminile, nel mondo del calcio, fa storcere ancora qualche naso. Secondo te perché e come si può combattere questo scetticismo?
Per quanto, rispetto ad anni fa, sia migliorato il livello e la visibilità, purtroppo ad oggi esiste ancora gente ignorante, però credo che ormai sia in gran minoranza.
Noi dobbiamo continuare sempre ad andare avanti e a lottare per il calcio femminile perché raggiunga il meritato sviluppo, combattendo tutte le discriminazioni che, soprattutto sui social, e da parte dei giovanissimi, sono ancora presenti.
Caterina Autiero