Pellissier-Sorrentino, le due facce dello stesso addio al Chievo

Sergio Pellissier e Stefano Sorrentino, due addii dal sapore diverso

0
619

E’ tempo di dire addio in casa Chievo.

Lo è per Sergio Pellissier, che lo aveva in precedenza annunciato e che ha ricevuto dal pubblico di Verona, da casa sua, il degno saluto per una carriera da bandiera che nemmeno gli anni hanno potuto scalfire. Sergio ha scritto la storia con la maglia – la numero 31 – gialloblu e nulla potrà mai eclissarne il ricordo e le emozioni che ha dato a questa piazza: 516 presenze, 139 reti … e molto altro ancora.

L’aria al Bentegodi è pregna di emozioni, di lacrime che riempiono gli occhi  e tutti quei cartellini gialli sventolanti quasi a voler dare colore e scacciare la tristezza che regna sovrana.

31 per sempre
Gianluca Di Marzio

E’ il minuto 72′ quando Di Carlo lo richiama per ricevere il dovuto omaggio di compagni, avversari e pubblico. Tutti in piedi, tutti in un unico intento. Un abbraccio intenso e prolungato con Fabio Quagliarella, la corsa verso suo figlio e poi il pianto, troppo a lungo trattenuto.

“siete riusciti a trasformare il giorno più brutto della mia vita nel più bello, nonostante un’annata difficile”.

31 per sempre
Chievo Verona

Sono ventidue anni di vita, che scorrono nella sua mente e nel suo cuore che – il presidente Campedelli ne è certo – non lasceranno per molto il mondo del Chievo:

“Pellissier diventerà Presto il  presidentE”.

C’è qualcun altro, tuttavia, che si prepara a dire addio al Chievo. Che avrebbe desiderato abbracciare per l’ultima volta il suo pubblico, la sua gente, il suo terreno di gioco. Invece è costretto suo malgrado a vivere un epilogo amaro, che sicuramente non ha meritato.

E’ Stefano Sorrentino, nemmeno convocato per questa ultima gara casalinga, che dopo otto stagioni non può fare a meno di esternare delusione e amarezza sui suoi profili social. Con i suoi guanti ornati dal volto della tigre, quella tigre che – metafora forte, dolorosa – è stata rinchiusa in gabbia:

Due uomini, coetanei, che tra fatiche, battaglie, sudore, vivono in maniera diversa lo stesso doloroso cambiamento.

Due uomini molto più simili di quello che sembra, ancora esempio di un calcio che è agli sgoccioli, in questa settimana di commozione, di saluto alle bandiere, di nostalgia per qualcosa che è stato vissuto e – con forti probabilità – non tornerà più.

 

Daniela Russo