Si scrive Pellissier, si legge Chievo.
Una presenza che è una certezza per i gialloblu, sempre, anche dalla panchina in silenzio per 90′. Una spalla, una roccia, un leader, un uomo rude che non ama fronzoli né giri di parole, genuino come una fonte di montagna, quella da cui proviene.
Una maglia, la numero 31, indossata 500 volte.
💯 + 💯 + 💯 + 💯 + 💯 = 3⃣1⃣ 💛💙
Questa non è matematica, è Sergio #Pellissier! #500Pellissier con l'@ACChievoVerona non è solo un numero… è STORIA!
👑
👉 https://t.co/BkpFLVAEGp pic.twitter.com/obyjvWNKVY— A.C. ChievoVerona (@ACChievoVerona) September 27, 2018
Cinquecento, da quel lontano 22 settembre 2002, Chievo-Brescia 1-2, sedici anni fa: un pezzo di vita – di roccia – tutta dello stesso colore. Da allora ha calcato 442 volte i campi di Serie A, 37 volte quelli di Serie B, 18 volte ha gareggiato in Coppa Italia e 3 volte in Europa (una volta in Champions, 2 in Coppa UEFA).
Capitano per 244 volte, con 135 reti realizzate.
Sempre con la stessa grinta, con la stessa caparbietà: ora lottando con un pallone, ora con gli ultras che lo rispettano come capo assoluto. Perchè lui è Sergio Pellissier, non uno qualunque: è l’alter ego di questa squadra, ne incarna lo spirito indomito anche oggi, che è ferita e fa fatica a trovare la sua strada.
Sergio Pellissier la terrà per mano ancora per un anno: e poi chissà, da uno come lui ci si può aspettare di tutto.
Lui non è uno qualsiasi: è una bandiera scavata nella roccia.
Daniela Russo