Un primo tempo lento e noioso, metamorfosi nella ripresa, anche con l’ingresso in campo della vera novità nelle fila del Napoli: Osimhen.
Lievi bagliori di normalità nell’anno peggiore per il mondo dello sport e del calcio in particolare, dal dopoguerra ad oggi.
Riparte il campionato, ancora in stato di emergenza, ancora con gli stadi privi del vero motore del calcio stesso, i tifosi. La passione, la fede, l’amore per i colori, la maglia, la città, sacrificati ancora e giustamente in nome della salute e della sicurezza collettiva.
Solo in mille, oseremmo dire privilegiati, sugli spalti.
Però si riparte. Anche con il calciomercato ancora aperto, con tante incognite in campo e fuori, con qualche timore ma anche grandi speranze. Così è ripartito il Napoli di Gennaro Gattuso contro un Parma affidato alle mani di un esperto di panchine, Fabio Liverani.
Napoli che ha chiuso la stagione passata con la conquista della Coppa Italia, con un settimo posto non gratificante ma forse incoraggiante per far meglio nell’immediato futuro.
C’è da onorare un intero campionato, l’Europa League e la Coppa Italia.
Ci sarà da lottare, come sempre.
Si riparte, dicevamo, contro il Parma.
Lunch match del giro di boa di un settembre ancora troppo caldo. Napoli schierato col 4-3-3 in formazione classica, senza i nuovi acquisti ma con le conferme in avanti e Lozano finalmente titolare.
Primo tempo statico, a tratti noioso. Praticamente una quasi staticità sul terreno di gioco, poche azioni non convincenti da ambo le parti, con qualche guizzo dei singoli. Sulla sponda azzurra Kalidou Koulibaly, ancora col il futuro incerto in azzurro, anche se pare in via di definizione con una permanenza in quel di Partenope, tra i migliori in campo. Difende come sa fare ma si fa notare in tutti i reparti, esperto e sicuro padrone di sé.
Buona prestazione di Hysaj, che ricambia la fiducia datagli dal mister. Fatica il centrocampo, con Ruiz e Zielinski poco motivati e, almeno a questo giro, facilmente dimenticabili.
Mertens sulle prime non incisivo né risolutivo.
Un primo tempo col risultato piantato sullo 0-0 e col rischio di far rimanere sullo stomaco a molti il tradizionale pranzo domenicale.
Ma si sa, le partite durano sempre 90 minuti e a volte ne bastano anche meno della metà per rivoltare la partita come un pedalino.
Ad inizio secondo tempo, il Napoli si dimostra subito un altro Napoli. Più veloce, più determinato in fase offensiva. Niente cambi fino al minuto 61’, fino all’ingresso probabilmente più atteso dai tifosi azzurri, quello del giovane Osimhen.
Subentrato a Diego Demme, il giovane e statuario Victor Osimhen, nuovo numero 9, si fa subito notare, tra velocissimi guizzi e scatti in avanti proprio lì, dove dovrebbe stare, davanti alla porta.
Pochi minuti e la partita cambia. Al minuto 63’ però è l’esperto Dries “Ciro” Mertens a metterla dentro, alle spalle di un pietrificato Sepe. Dopo il vantaggio, il Napoli sembra un altro Napoli. Gioco veloce, tenuto comunque da un buon Parma.
Il Napoli, trascinato in avanti da Lozano e Insigne, con Osimhen utilizzato come caricabatterie dei compagni in campo, all’80’ sigla il secondo gol, su tiro proprio di Lozano fermato da Sepe ma rimpallato sul piede di Insigne che non sbaglia.
Da menzionare l’immancabile palo da parte degli azzurri, come da tradizione. Oggi è toccato ad Insigne ma il campionato è appena iniziato… Chissà quanti ce ne saranno, se verrà rispettato il trend della scorsa stagione.
La partita dell’ora di pranzo termina sullo 0-2. Il Napoli inizia bene la sua avventura in questa stagione.
Non sappiamo quanto influirà il calciomercato sulla rosa azzurra, ma presumibilmente, al netto dei cambi effettuati oggi da Gattuso, in special modo sul reparto centrale, un centrocampista alla Allan non stonerebbe affatto in squadra.
Si attendono nuove, la strada è lunga ma le premesse buone, soprattutto alla luce di quanto mostrato dal volenteroso Osimhen, che oggi è sembrato quello che, mentre sono tutti impreparati quel giorno, all’improvviso si offre volontario per l’interrogazione e, non solo salva tutta la classe, ma con la sua interrogazione, fa imparare ai compagni la lezione che non sapevano.
Simona Cannaò