Svolgere un compito dirigenziale alla Juventus non deve essere cosa semplice a prescindere.
Di sicuro non lo è per Fabio Paratici.
Arrivato dopo il divorzio con Giuseppe Marotta a raccogliere un’eredità pesante e caricato di aspettative
(probabilmente troppo rosee).
“Gli ultimi 20 giorni di mercato saranno difficili per noi, è una situazione difficile, imbarazzante, perché rischiano di rimanere fuori dalla lista giocatori di altissimo livello”.
Queste le parole di Maurizio Sarri in conferenza post Atletico Madrid-Juventus.
Parole con cui il nuovo mister bianconero non ha fatto altro che porre l’accento su qualcosa che la dirigenza ben sapeva (e noi tutti anche).
Fabio Paratici, in qualità di DS, aveva il compito – principale, direi – di mettere il tecnico nella condizione di lavorare al meglio, piazzando tutti coloro che erano stati individuati non consoni al nuovo progetto.
I nomi che circolavano da tempo erano quelli di Mandzukic, Matuidi, Khedira. Per motivazioni varie, tecniche o di usura.
Anche Gonzalo Higuain, rientrato dal Chelsea, doveva trovarsi una nuova squadra.
Già dalla stagione precedente, il Pipita non rientrava più nei piani dell’attacco dei Campioni d’Italia.
I giocatori tuttavia – forti dei loro contratti o dei succulenti rinnovi offerti solo qualche mese prima – si sono impuntati.
Malgrado siano stati proposti ovunque, nessuno di loro ha accettato né le piazze, né le condizioni offerte dalla dirigenza torinese. Che, contemporaneamente, è andata in evidente affanno virando su tentativi, presunti scambi e mettendo in vendita praticamente tutti. Eccetto Ronaldo.
Risultato?
I cosiddetti esuberi sono tutti beatamente ancora in rosa, addirittura alcuni titolari – Khedira e Matuidi, mentre i parametri zero Rabiot e Ramsey non si sa quando vedranno il campo – scalzando dalla lista così uno come Emre Can che nel frattempo ha sollevato un bel polverone.
Situazione imbarazzante ma ampiamente prevista.
Certo, poi qualcuno ha detto che Sarri è rimasto abbagliato dai vecchi centrocampisti. Quindi a questo punto gli esuberi, inevitabilmente, saranno quelli nuovi?
Non ci è dato sapere.
Quello che abbiamo visto noi è un Paratici in evidente difficoltà nel gestire tutto questo marasma, incapace di usare il pugno duro o quanto meno di fare la voce grossa. Sempre gentile, sorridente e a tratti incapace di comunicare nel modo giusto, l’arrembante giovane direttore ha dato tutto fuorché l’immagine di uno sicuro di sé.
In questo il buon vecchio Beppe gli dava mille giri. Ma ovviamente l’esperienza non si compra al supermercato.
Soprassiedo sulla gestione di Paulo Dybala perché in questa vicenda è stato dato veramente il peggio. Un numero 10 di notevole valore (lo dicono i suoi numeri, lo ha detto sin da subito Sarri) trattato come il peggiore degli scarti e offerto praticamente a cani e porci senza nemmeno tanto tatto.
Gestione delle risorse umane – oltre che finanziarie – da rivedere con urgenza.
Inoltre ha portato al rinnovo qualche mese prime giocatori non facenti parte del progetto a giugno (vedi Mandzukic e Rugani), ha ceduto tutti gli italiani che potevano avere appeal in orbita Nazionale e soprattutto non è riuscito a assegnare a alcuno quella famosa maglia numero 9 che è stata sottratta a Higuain presunto partente (che ora non può riprenderla).
La Juventus oggi chiude con un aumento di costi – dopo giri e manovre a tratte inspiegabili -, con parametri zero che riceveranno stipendi faraonici senza la certezza di essere utilizzati e con un passivo di 40 milioni di perdita secondo la fonte Calcio e Finanza.
Situazione che non è allarmante, certo: gli sponsor si sono già messi all’opera. Ma che porta a chiedersi – considerando il tutto – se non era il caso di affiancare a questi giovani dirigenti di belle e rosee speranze qualche figura più scaltra e smaliziata, che potesse salvare – in alcuni momenti – almeno le famigerate apparenze.
Daniela Russo