Paolo Maldini, da ex rossonero ad azzurro per far volare il calcio italiano

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Paolo Maldini svela il suo futuro come dirigente della Nazionale azzurra e si rende disponibile per riportare il calcio italiano ai fasti di un tempo

Un famoso detto recita che non tutto il male viene per nuocere, soprattutto quando il “male” porta beneficio. Per avere o ritrovare le cose belle a volte bisogna affrontare difficoltà e momenti difficili. È quello che è successo alla nostra Nazionale, esclusa clamorosamente dal torneo mondiale di Russia 2018, ma che ritrova un pezzo della sua storia: Paolo Maldini. L’ex capitano del Milan,  entrato a far parte del progetto per il rilancio degli azzurri in una FIGC commissariata, si è dimostrato disponibile a mettere a disposizione le sue competenze e la sua passione per aiutare la causa azzurra e ai microfoni di Sky sport, il fuoriclasse rossonero ha parlato del suo futuro:

“Sono disposto a parlarne: il calcio mi piace sempre molto, anche se non è detto che io debba per forza tornare a lavorare in questo mondo. Il mio percorso nel calcio l’ho fatto, quello nessuno lo toccherà: se poi avrò la voglia di fare qualcos’altro vedremo, altrimenti sarà stata comunque una storia stupenda. È anche vero che la mia carriera ha limitato quelle che possono essere le mie scelte, ovvero Milan e Nazionale, quindi non mi vedrei mai lavorare per un’altra squadra soprattutto di club”.

E poi spende qualche parola anche sul passato della Nazionale:

Maldini, erano anni di gloria per il calcio italiano: altri tempi?

“Tempi diversi. Ma oggi, anche se il calcio italiano non è più quello che dominava negli anni Novanta e nei primi Duemila e anche se c’è qualche investimento economico in meno, l’Italia riesce a tirare fuori la fantasia e la grande preparazione tattica, che è del resto testimoniata dai nostri allenatori e dai loro successi all’estero”.

Lei è stato il capitano per definizione, oggi le cose sembrano cambiate anche in questo.

“A parte la Nazionale, dove la scelta è naturale perché la fascia tocca a chi ha più presenze, nei club in genere prevale la scelta dello spogliatoio. Al Milan è stata a lungo una scelta naturale anche quella: i tre capitani storici, Rivera, Baresi ed io, erano lì da tanto tempo. Di sicuro è un momento importante nella carriera di un calciatore, diventare capitano è anche una presa di responsabilità”.

In questi giorni il dibattito è su un altro suo compagno storico come Buffon: smettere o continuare?

“Dipende da come ti senti, è sempre una scelta molto personale. Io, negli ultimi anni, firmavo sempre un contratto di anno in anno proprio per questo. L’ultimo lo firmai con le stampelle, mi ero appena operato”.

Il calcio italiano può davvero tornare ai bei tempi, a parte la fantasia e l’ingegno tattico di cui lei parla?

“Che ci sia una fase di crisi lo dimostrano i risultati: la nazionale non è andata al Mondiale dopo sessant’anni e non siamo più ai famosi tempi delle sette sorelle con i loro grandi investimenti. La Juventus resiste in Champions perché è tra le grandi d’Europa in tutto, lo si vede dal fatturato. Le altre non hanno la stessa possibilità d investire, ma giocano bene, come Napoli e Lazio: i tecnici italiani sono superiori agli stranieri”.

Bisogna rassegnarsi a restare in seconda fascia?

“Spero proprio di no. La situazione ora è chiara, c’è stato il commissariamento di Figc e Lega: i momenti negativi offrono la possibilità del cambiamento”.

Le piacerebbe farne parte?

“Io sono disposto a parlarne, ci sono persone che stimo e delle quali penso di avere la stima. Il calcio mi è sempre piaciuto molto e continua a piacermi, ma da qui a dire che ci sarà un coinvolgimento ce ne corre. Vedremo”.

Il Mondiale senza l’Italia: che effetto le fa?

“E dura. Ero a San Siro coi miei figli, per Italia-Svezia e alla fine ci siamo guardati increduli e ci siamo detti: e ora? Provo tristezza”.

Ha sbagliato Ventura?

“Ma no, non ha sbagliato solo lui. È stata una somma di errori. Quello principale è stato non avere più messo il calcio, a un certo punto, al centro del progetto della Figc”.

Un nome per il prossimo ct?

“I nomi sono quelli che si leggono, anche se molti sono allenatori sotto contratto. Anche la soluzione Di Biagio può valere”.

Chi vincerà il Mondiale?

“Le favorite sono sempre le solite. Mi piace molto l’Inghilterra”.

 Barbara Roviello Ghiringhelli