Panchina d’oro 2017, vince Allegri sul podio con Gasperini e Sarri: tre allenatori a loro modo grandi

0
505

Punti in comune e differenze dei tre allenatori più bravi della passata stagione

Diciannove preferenze, così, per i colleghi, Massimiliano Allegri è il miglior allenatore della stagione 2016-17. E’ la terza volta per mister Max. Prima di questo e di quello del 2014-15 (entrambi da guida delle vittorie bianconere), il primo -e forse il più inaspettato e difficile -riconoscimento individuale risale alla stagione 2008-09 quando era alla guida del Cagliari.

ANSA/MAURIZIO DEGL’INNOCENTI

Ringrazio tutti, queste sono soddisfazioni straordinarie. Ringrazio la Juventus, che mi mette a disposizione una squadra competitiva, e il mio staff: questo premio è anche loro. Ringrazio anche chi mi ha votato e faccio un in bocca al lupo a tutti gli allenatori, a Sarri un po’ meno…”.

Undici sono i voti che ha ricevuto Giampiero Gasperini per la straordinaria stagione che ha portato l’Atalanta in Europa League. Pesa, forse, sui sette voti ottenuti da Maurizio Sarri, il terzo posto conclusivo, a meno uno dalla Roma, che non gli è valso l’accesso diretto in UCL.

Tre allenatori molto diversi sia dal punto di vista comunicativo che come ‘credo calcistico’.  Qualità e prerogative diverse che fanno di loro, comunque, meritevoli del podio.

UN PASSATO DA CALCIATORE: Sarri, a differenza di Allegri e Gasperini non è mai stato calciatore. Allegri e Gasperini hanno un passato da centrocampista. Max ha all’attivo 374 presenze e 56 reti (101 incontri con 19 reti in Serie A); Gasp ha iniziato la sua attività agonostica di calciatore (e di allenatore) proprio con la Juventus e da centrocampista ha totalizzato complessivamente 59 presenze e 10 reti in A. Sarri si avvicina al calcio professionistico nel 1999 quando decide di lasciare la sua attività da impiegato di banca per dedicarsi esclusivamente alla carriera di allenatore.

TOSCANA TERRA DI TECNICI: Eccetto il sabaudo Gasperini, Allegri e Sarri rappresentano l’eccellenza della terra toscana in fatto di allenatori.

CAMPI DI PROVINCIA E LUNGA GAVETTA: Un punto che accomuna i tre migliori allenatori della scorsa stagione è sicuramente una gavetta fatta sui campi di provincia.

Allegri inizia la carriera di allenatore sulla panchina dell’Aglianese (2003-2004), in Serie C2. Tra esoneri e cadute e un lungo girovagare tra Spal, Grosseto, Udinese, Lecco e Sassuolo  arriva a Cagliari (2008-09) ottenendo il suo primo ingaggio da allenatore di Serie A. Dopo due stagioni in Sardegna e, soprattutto, nella massima serie, arriva il salto di qualità: Allegri, dopo sette anni da allenatore di piccole realtà, diventa allenatore del Milan. Conclude l’avventura rossonera con l’ennesimo esonero ma il riscatto è bello e servito alla guida della Juve (il resto è storia recente). 

Gasperini ha iniziato la carriera di allenatore nel 1994, nel settore giovanile della Juventus guidando le formazioni Giovanissimi, Allievi e Primavera. Con quest’ultima arriva la sua prima grande soddisfazione vincendo, nel 2003, il Torneo di Viareggio. È poi passato in serie C1 al Crotone dove ottiene la promozione in Serie B nel 2003-04. Dal 10 luglio 2006 è allenatore del Genoa in cadetteria e raggiunge la promozione diretta in Serie A classificandosi al terzo posto dietro Juventus e Napoli nella stagione 2006-07; viene riconfermato alla guida del Grifone per la massima serie. Il 4 febbraio 2008 è stato premiato con la Panchina d’argento (premio in cui gli allenatori votano il collega che ha saputo distinguersi nella stagione precedente in Serie B). Dal Grifone arriva, anche per lui, nel 2011 la grande sfida, accettando la panchina dell’Inter ma dopo quattro sconfitte ed un pareggio tra campionato, Champions League e Supercoppa Italiana viene esonerato. Prima di arrivare a Bergamo (14 giugno 2016) la sua carriera si arricchisce di un’esperienza a Palermo (e chi conosce Zamparini sa cosa significa) e un ritorno a Genova.

Stia, Faellese, Cavriglia, Antella, Tegoleto, Sansovino, Sangiovannese, Pescara, Arezzo, Avellino, Verona, Perugia, Grosseto, Alessandria, Sorrento, l’avventura di Sarri in panchina è un lungo girovagare tra i campi di Promozione, Eccellenza, Serie D, Serie C. E’ con l’Empoli, preso in cadetteria, che arriva per la prima volta in A (2014-15). Con i toscani conquista la salvezza con 4 giornate d’anticipo e l’Empoli viene considerata la rivelazione del campionato. Il suo gioco non passa inosservato e dopo aver ricevuto (4 giugno 2015)  il premio “Football Leader – Panchina Giusta” assegnato dall’ Associazione Italiana Allenatori Calcio, l’11 giugno 2015 firma con il Napoli.

IDEA DI CALCIO: E’ sul modo di interpretare il calcio che tra i tre vi sono le maggiori differenze.

Il gioco di Sarri prevede la difesa a zona in cui i  quattro interpreti sono schierati alti per mettere in fuorigioco l’avversario.

immagine da panorama.it

Il Napoli di Sarri è una squadra molto organizzata ma che diverte. Un 4-3-3 tutto corsa, ritmo e palleggio sviluppato per lo più nella metà campo avversaria. E’ un gioco corale che coinvolge tutti, soprattutto i tre centrocampisti che con il loro movimento offrono soluzioni offensive la cui manovra contempla, oltre ai tre d’attacco, anche la partecipazione di un terzino. La finalizzazione arriva attraverso i cross provenienti dalle corsie esterne, sui quali in area di rigore la punta attacca sempre il primo palo, uno degli esterni attacca il centro dell’area mentre l’altro esterno attacca il secondo palo.

Per Gasperini i difensori sono tre e compongono un 3-4-3 in cui grande importanza è data agli esterni: lo sviluppo del gioco è, infatti, sulle fasce.

Il gioco dell’Atalanta si sviluppa quasi esclusivamente sulle corsie esterne. L’azione parte da dietro, i calciatori creano in continuazione dei triangoli, o rombi  che danno la possibilità al portatore di palla di avere molte soluzioni e allo stesso tempo creano superiorità proprio sulle corsie esterne.  L’area centrale del campo è solo  di “transito” per raggiungere proprio le ali e cercare di offendere tramite cross in area, dove staziona stabilmente la punta.

Allegri è il più duttile dei tre, quello che ha adattato e variato più volte il modo di giocare in funzione degli elementi a disposizione. 4-3-3, 4-3-1-2, 4-3-2-1 che sia, molta importanza è data ai centrocampisti che devono sorreggere il gioco ma anche inserirsi in area e cercare la conclusione a rete.

La Juve di questa stagione è molto diversa dal passato e presenta il passaggio dal 4-2-3-1 al 4-3-3 (o 4-3-2-1 in base a come si vuole interpretare e agli uomini scelti). Dybala gioca tra le linee: si propone venendo incontro e dando un’ulteriore soluzione di passaggio al portatore di palla. Quando è schierato Mandzukic i bianconeri guadagnano fisicità e soluzioni nel gioco aereo. Movimenti senza palla, attacco degli spazi e movimenti tra le linee avversarie, costante appoggio al possessore di palla: il gioco bianconero si fonda su questi principi imprescindibili senza compattezza e spirito di sacrificio. La Juventus è una squadra organizzata e capace di adattarsi al gioco delle avversarie. 

Caterina Autiero