Pallotta-Ultras, una vicenda esemplare: tifosi, croce e delizia del nostro calcio

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Tifosi in protesta, non è una novità in questa stagione, anzi sembra sia diventata una moda. I primi sono stati i supporters del Milan, con i famosi comunicati contro la dirigenza, degenerati nella decisione di abbandonare la squadra nelle partite casalinghe, presa nelle ultime settimane. Da non dimenticare la protesta dei tifosi del Genoa a fine gennaio, a seguito degli errori arbitrali commessi a Napoli, continuata nella partita contro la Fiorentina. Una protesta pacifica, ma efficace: disertare gli spalti di tutto lo stadio per i primi dieci minuti del match. Tra i “ribelli” anche i poveri tifosi del Parma, in questo caso, però, mai protesta fu più giusta e goliardica. Tutti a Carpenedolo, paese dell’ex presidente Tommaso Ghirardi, con striscioni, bandiere e cori contro il suo comportamento, per citarne una. Dulcis in fundo i tifosi della Roma, che qualche tempo fa avevano già protestato contro la squadra per il lungo digiuno di vittorie e ora hanno deciso di far sentire di nuovo la propria voce. Questa volta, però, si tratta di una situazione diversa, che non coinvolge tutti, ma solo una parte dei sostenitori giallorossi.

Tutto è iniziato così:

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Inevitabile la squalifica della curva e puntuale la risposta del presidente James Pallotta, stanco di dover pagare per l’insensatezza di pochi.

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Da qui è stata guerra: Pallotta contro i tifosi, che pur essendo una minoranza stanno comunque facendo molto rumore.
Ad alzare la tensione, oltre ai tweet, gli striscioni esposti non solo a Torino, ma anche a Trigoria: “This fucking idiot gonna pay you, mother Fucker!“. Una rottura totale e senza precedenti, che potrebbe notevolmente incidere sulla campagna abbonamenti  del prossimo anno.

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E se da un lato Pallotta con un taglio netto ha rotto con gli ultras chiedendo l’appoggio dei tifosi non coinvolti, dall’altra anche la minoranza accusata ha chiesto solidarietà agli stessi facendo circolare sul web questo appello: “Domenica ore 13 tutti allo stadio fuori ai baretti per far sentire la nostra voce! Chiunque non si sentisse un fottuto idiota sarà il ben accetto! Avanti curva Sud!”.
Il clima è sicuramente teso, si stanno già prendendo, infatti, le adeguate misure di sicurezza, scongiurando il peggio. Situazione che non aiuta di certo la squadra, che in un momento così delicato della stagione, soprattutto dopo lo scivolone al terzo posto, avrebbe bisogno di serenità, per ritrovare la giusta concentrazione.
Il calcio è sempre più in mano ai tifosi, è proprio vero, la protesta giallorossa ne è un chiaro segnale. E quel cambiamento auspicato da Pallotta è quasi impossibile da applicare, perché nel bene e nel male i tifosi restano comunque un patrimonio per le società. Significativo a tal proposito il sondaggio effettuato da La Gazzetta dello Sport  per testare le reazioni dei presidenti di Serie A, in merito alla querelle Pallotta-Ultras. Ben 11 club su 19, hanno preferito non commentare la vicenda tra cui: Juventus, Milan, Inter e Napoli.
E intanto mentre la protesta continua, arriva il nuovo comunicato del Giudice Sportivo: riaperta parte della Curva Sud, quel settore che una volta si chiamava Distinti, seimila tifosi romanisti quindi riammessi allo stadio.

Così Tosel giustifica la decisione: “Con nota pervenuta a questo Ufficio il 16 aprile, l’avv. Mauro Baldissoni, Direttore Generale dell’A.S. Roma, rilevava che nello stadio Olimpico, in occasione delle gare disputate della società giallo-rossa, non è previsto un unico settore denominato “Curva Sud” , ma tale zona dello stadio è divisa in due distinti settori, denominati “Curva Sud Centrale” e “Curva Sud Laterale”, per cui richiedeva fosse precisato a quale dei due settori in questione facesse riferimento il provvedimento sanzionatorio” e continua “Nella relazione integrativa, si precisa che i comportamenti disciplinarmente rilevanti sono riferibili esclusivamente a sostenitori collocati nel settore denominato ‘Curva Sud Centrale”.

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Non si placa la protesta,  ma almeno giustizia è fatta, a pagare saranno solo i veri colpevoli.

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Federica Di Bartolomeo