La situazione del Parma la conosciamo tutti, ma quello che non sappiamo è che qualcosa di positivo c’è. La società gialloblu è fallita, eppure la sua squadra Giovanissimi Nazionali si gioca lo scudetto di categoria in Toscana. È la risposta agli scandali, ai comprati e ai venduti, la passione che vince su tutto. Per quasi un anno il settore giovanile del Parma è andato avanti grazie ai volontari. Le medicine comprate di tasca propria o scontate dal farmacista amico, il giro quotidiano con macchine private per andare a prendere e riaccompagnare i ragazzi a casa, le maglie lavate in qualche modo.
Francesco Palmieri, ex attaccante di Lecce e Samp, da otto anni è il responsabile del settore giovanile e lunedì, giorno in cui verrà decretato il fallimento della società, si congederà per gestire il vivaio del Sassuolo:
“Sono fiero del mio staff e di tutti i ragazzi, sono stufo che tanta gente continui a chiacchierare. Qui al settore giovanile ci siamo comportati da uomini veri. Tutti, senza distinzioni. Me ne vado col rammarico che la prima squadra abbia utilizzato pochi ragazzi del vivaio. Non capisco perché”. E sulla finale la pensa così:
“Comunque vada a finire oggi ed eventualmente domenica, i ragazzi avranno fatto una grande impresa. Forse siamo un caso unico, non so se ci sia mai stata una squadra in corsa per uno scudetto senza avere una società alle spalle, ma senza averla sul serio, non per modo di dire“.
Non poteva mancare il commento di Maurizio Neri, allenatore dei giovani:
“A metà novembre Pietro Leonardi (l’ex a.d. del Parma, ndr) è venuto a dirci, a noi del settore giovanile, che il momento era difficile e che dovevamo dimostrare attaccamento al Parma. Noi questo attaccamento l’abbiamo dimostrato coi fatti e non con le parole. Qualcun altro non so. Come si vive dentro un fallimento? Male, ovvio. Non prendiamo stipendi da agosto. Abbiamo avuto qualcosa dai curatori ad aprile e a maggio, ma poca roba. Nei settori giovanili non girano le cifre delle prime squadre. Qui si pagano salari normali, da 1000-1500 euro, e anche di meno. Tra noi c’è gente che ha giocato in Serie A vent’anni fa, però nessuno di noi è ricco sfondato da vivere di rendita. E non siamo tutti tecnici, esistono i massaggiatori, i magazzinieri e gli altri profili classici di una squadra, e qui parliamo di gente comune, che deve arrivare alla fine del mese“.
Loro, malgrado tutto, non si arrendono e vanno a giocarsi la “Final Eight” nonostante la società sia fallita, grazie alla deroga concessa dal presidente federale Carlo Tavecchio. Il titolo sportivo del club decadrà il giorno 30 giugno, per cui è tutto in regola. Un trofeo che varrebbe molto sul piano dell’orgoglio, ma che in caso di trionfo potrebbe essere sequestrato e finire all’asta per soddisfare i creditori. Palmieri non ci sta e annuncia:
“Eventualmente lo nasconderò io e dovranno venire a prenderselo coi reparti speciali“.
Barbara Roviello Ghiringhelli