L’omosessualità è un aspetto della società a prescindere dallo sport,
in Italia, sul discorso di poter vivere liberamente il proprio amore
abbiamo ancora una mentalità arretrata
Queste alcune delle dichiarazioni di qualche giorno fa della CT Milena Bertolini al margine della conferenza stampa a Roma nella quale è stato annunciato il rinnovo dell’accordo tra Rai e Fifa fino ai Mondiali 2022.
Calcio femminile sempre più sotto i riflettori
Le dichiarazioni e il coming out della giocatrice della nazionale Elena Linari fanno rumore ma come dice lei stessa, non è certo il suo orientamento sessuale che dovrebbe contare ma come gioca a calcio e quali prestazioni riesce a regalare.
Elena Linari la Megan Rapinoe d’Italia
Potrebbe, proprio come ha suggerito Milena Bertolini, diventare per il suo coraggio, per la sua sincerità semplice ma precisa un punto di riferimento per giovani sportivi, sia maschi che femmine, che hanno paura ad esprimersi in questo senso.
Perché nessuno nel calcio maschile italiano si espone?
Perché si ha paura.
L’Italia è un Paese molto omofobo e maschilista.
L’Italia è pronta per l’omosessualità nello sport?
Sembra proprio di no.
Ci sono diversi calciatori che si coprono con un’altra relazione, così come qualsiasi altro
sportivo per evitare i pregiudizi e le ritorsioni.
Vivere nella falsità sembra essere più semplice nella società italiana mentre vivere allo scoperto ed esprimersi liberamente diventa pericoloso.
Megan Rapinoe, capitano della Nazionale di calcio femminile degli Stati Uniti, è diventata un simbolo. Le sue dichiarazioni sono potenti e fanno eco in tutto il mondo.
Non è possibile vincere un torneo senza gay in squadra, non è mai successo
Lei, che con acutezza politica e leggerezza, a New York, dopo i Mondiali che hanno visto trionfare la sua squadra, ha regalato al mondo intero un discorso travolgente e unico che dovrebbero ascoltare tutti.
Lezioni di vita: Megan Rapinoe, un discorso che tutti dovrebbero ascoltare (e applicare)
Lei, americana gay, sa benissimo cosa vuol dire guardare la sua bandiera e sapere che non protegge le sue libertà, non tutela a pieno le minoranze, ed è per questo che per provocazione qualche anno fa si è inginocchiata durante l’inno nazionale compiendo un gesto significativo di protesta.
Così come Elena Linari sa benissimo che cantare a squarciagola l’inno italiano fa passare la tensione pre partita ma non scaccia i pregiudizi, le malelingue, l’ignoranza e le posizioni omofobe che stanno alla base di una società ancora molto arretrata.
“Il potere delle donne contro la politica del testosterone”, come scrive nel suo libro Lilli Gruber, è anche specchio di in una realtà dove le donne sportive non hanno diritti non essendo professioniste.
E’ fresca la notizia che qualcosa sta lentamente cambiando.
E’ stato stanziato un milione di euro dal Governo per il sostegno della maternità delle atlete, ora sarà più facile per le sportive diventare mamme e sostenersi.
Mille euro al mese per dieci mesi stanziati dall’ufficio per lo sport della presidenza del consiglio. Non sono tantissimi ma è un passo avanti importante.
Le donne, come sappiamo, non sono professioniste in nessuno sport, quindi non hanno coperture assistenziali, previdenziali ed infortunistiche. Ora possono permettersi di essere mamme campionesse ma c’è ancora tanto lavoro da fare.
Forse bisognerebbe iniziare a farsi sentire di più.
Lo sport a questi livelli è un lavoro e come tale deve essere riconosciuto con tutti i diritti che dovrebbero esserci, per le donne in nessun ambito sportivo ci sono.
Almeno dovrebbero esserci equità con il mondo maschile e una attenzione ancora più importante per la maternità, sarebbero quanto mai necessarie; i tempi sono maturi.
Questo speriamo sia l’inizio di un forte cambiamento e un grazie particolare va ad atlete coraggiose come Elena e Megan e a donne come Milena Bertolini che con le loro parole hanno posto l’attenzione su temi delicati.
Ora però è il momento che queste tematiche siano affrontate con determinazione e senza paura perché la libertà è vita e lo sport deve essere libero dagli schemi rigidi dei pregiudizi della società che ci imprigionano e condizionano negativamente.
Rapinoe, Linari, Bertolini: stili diversi, un unico obiettivo comune, il rispetto!
Laura Pressi