È assurdo, rischioso. E pure molto triste.
Perché sembra che la lezione non la si impari mai, perché una costante crescita del numero dei morti sembra non faccia riflettere. Perché il problema riguarda sempre gli altri e mai noi stessi. Perché quella sfilata di camion dell’esercito a Bergamo non ci riguarda così tanto.
Fortunatamente è a qualche km da Roma e Napoli e quindi, lì, ancora tutto è concesso. Dov’è il problema? Perché i calciatori colpiti dal Covid-19 (Rugani, Matuidi, Cutrone, Vlahovic e tanti altri), sono asintomatici. E quindi chissenefrega.
Perché ci si sente sempre invincibili. E incontagiabili.
I calciatori sono tutti in smartworking, tra una raccolta fondi e l’altra si dimostrano grandi esempi da seguire: addominali in giardino, piegamenti sulle braccia in salotto con i figli che li imitano e squat con la moglie in cucina.
È giusto mantenere alta la condizione fisica e l’umore, certo!
Lazio e Napoli, o meglio Lotito e De Laurentiis, invece scalpitano.
Vorrebbero già cominciare gli allenamenti lunedì 23 marzo.
Quanta fretta!
Del resto si sa, il calcio è uno sport individuale. Non c’è contatto, non ci sono contrasti. E il bollettino medico quotidiano è in grade ripresa, quindi dov’è il problema? “Sì ma stanno a un metro di distanza uno dall’altro!”. Ah ok!
De Laurentiis ha pure pensato di portare la squadra in ritiro in un luogo isolato per preservarla dal pericolo coronavirus.
Perché dopo la migrazione da nord a sud abbiamo compreso che spostarsi in grandi quantità è cosa buona e giusta. (Aiuto!)
Certo, le squadre di Seria A dovranno pure organizzarsi con gli allenamenti in caso di un nuovo inizio di campionato.
Ma oggi non è la priorità. E non c’è una data d’inizio stabilita. Oggi, qualsiasi tipo di polemica non è la priorità.
Secondo il Decreto, gli atleti professionisti avrebbero la possibilità di allenarsi a porte chiuse rispettando la distanza di un metro! Il problema, oltre al mancato buonsenso, è proprio quel maledetto Decreto (che potrebbe mettere a tacere ogni polemica con un nuovo Decreto, ci speriamo!).
Che poi, come se non bastasse la condizione italiana attuale, si parla anche di “Olimpiadi di Tokyo” a rischio (Pronto? Evento preparato nei minimi dettagli da anni!)… Dite che, anche se a malincuore, di un campionato italiano possiamo farne a meno?! O almeno aspettare? Senza fretta inutile!
Marotta e tutte le altre squadre della Serie A si oppongono alla scelta di Lazio e Napoli.
L’ad nerazzurro non vuole rimettere piedi sul campo prima del 3 aprile e, per un fatto di equità, pretende che nessun altro lo faccia. Decisione appoggiata anche dalla Federazione dei medici. Bianconeri e nerazzurri sono ancora in quarantena perché la possibilità di contagio del coronavirus è ancora molto alta.
Nel frattempo il Bologna fa dietro-front: la squadra di Mihajlovic (si, avete capito bene Mihajlovic!) era pronta a tornare in campo in questi giorni. Fortunatamente qualcuno ha aperto gli occhi e magari anche qualche quotidiano!
CASO BRESCIA – Se la nostra vita quotidiana è già un episodio di Black Mirror, un brutto episodio di quella serie assurda, qui siamo proprio in un film horror. Horror vero. Il Presidente del Brescia Cellino ha convocato al campo di allenamento gli staff tecnici di Corini e Grosso, (due allenatori esonerati nel corso del campionato proprio da Cellino, ancora sotto il libro paga), nonostante le attività della squadra fossero sospese fino al 28 marzo.
Una decisione folle, assurda e grave.
Perché l’ha fatto? Ce lo chiediamo anche noi. Ma forse è meglio non farsi molte domande. Che poi ci diamo pure le risposte e in certi casi è meglio non capire.
Tra liti, polemiche e richieste assurde la linea comune che potrebbe essere decisa domani è: tutti in campo dal 4 aprile. L’assemblea dei club si ritroverà in videoconferenza e la decisione verrà presa per maggioranza. Così facendo gli allenamenti riprenderebbero tutti lo stesso giorno, nella medesima forma fisica, per non creare disparità di condizione.
È il caso di dirlo. E, se serve, di urlarlo sui balconi. Basta liti, basta polemiche. Non ne abbiamo proprio bisogno in questo momento. Ci sta lo svago, ci sta una bella sudata per liberare la mente, ma a casa, nel rispetto delle regole. Nel rispetto di tutti.
Di chi sta sacrificato la propria famiglia per salvare le altre. Che oggi sono le altre, ma domani potrebbero essere le vostre. Le nostre.
Anche se non la si sta vivendo sulla propria pelle, basta accendere la tv o aprire un giornale per capire che la situazione sanitaria al nord appare piuttosto drammatica. Vi invito a digitare oggi su Google la parola “Bergamo”, non servirà dare altre indicazioni al motore di ricerca.
Vi apparirà uno scenario straziante.
Magari non si cambierà opinione, ma potrebbe aiutare a capire che nella migliore delle ipotesi, il 4 aprile sarà una data ancora troppo lontana al concetto di “normalità”.
Ancora troppo lontana per riassaporare il profumo di quell’erbetta appena tagliata che tanto ci manca.
Ovviamente, sperando di sbagliarci.
Sara Montanelli