Il calcio è imprevedibile. Non c’è frase più ridondante di questa, utilizzata spesso, per sottolineare l’importanza da attribuire a singoli episodi nati da fortuite coincidenze che danno vita ad eventi irripetibili. Il bello del calcio, appunto, è proprio questo: nulla è scontato, nulla è certo. Chiunque abbia mai giocato a pallone sa quanto importante e fatale possa essere una distrazione al 90’ o quanto catastrofica possa essere una scivolata a limite dell’area con un giallo già insaccato ecc. Se c’è ancora qualche scettico titubante nell’accettare come valida un’affermazione simile, rinfrescargli la memoria non richiede poi un sforzo così immane e di dietrologia non bisogna farne neanche troppa. Basterebbe dare una fugace occhiata al torneo di Tim Cup: l’Alessandria che arriva in semi-finale contro il Milan, lo Spezia che batte la Roma, l’Inter che perde per 3-0 a Torino per poi vincere 3-0 a San Siro e perdere ai rigori per una maledetta traversa di un Palacio che raramente sbaglia dal dischetto e addio impresa, remuntada e coppa Italia.
Ribadiamo, quindi, il calcio è imprevedibile. Fin qui tutti d’accordo. C’è chi d’accordo, però, non va più e, visto che l’esonero nel calcio italiano è ormai un clichè se non un’abitudine, ennesimo cambio in casa Milan: Sinisa “SALTA”. Sì, dagli spogliatoi e dal progetto rossonero.
Che l’amore tra Berlusconi e il tecnico serbo non sia mai sbocciato è fatto ben noto e non solo in quel di Milanello. Due personalità forti quei due e, da un lato Sinisa esigente, pragmatico, amante del proprio lavoro e professionalità; senza troppe smancerie né tantomeno frasi di circostanza per annaffiare di lecchinagine il suo operato, non si è mai piegato per nessun inchino di troppo a padron Silvio che, dall’altro lato (della scrivania e di Arcore) conservatore e tradizionalista pare stesse aspettando il momento propizio per salutare Miha e dare piena fiducia a Brocchi.
Sorge spontaneo porsi dubbi e interrogativi legittimati dal ricorso storico sull’efficacia dell’esasperata decisione comunicata da Galliani a Sinisa Mihajlovic e allora…siamo sicuri questo esonero abbia un senso?
Un mercato estivo dispendioso, nomi e capitali importanti, una stagione tutta da scrivere e un terzo posto come obiettivo fisso da raggiungere. Ingranata la marcia, buona la prima, si parte. E’ subito Fiorentina-Milan ed è subito sconfitta. Stracittadina alla terza giornata e… ancora sconfitta. Guarin zittisce il diavolo e inizia a destare sospetti. La sconfitta a Genova e ancora il poker calato dai partenopei in casa sotto gli occhi del proprio pubblico: La situazione a Milanello si accende e se l’irrequietezza della sud punta sguardo e dito sulla società, Sinisa da umile condottiero fa un “Mea culpa” della situazione.
- Colpevole ma non troppo: La piena e totale affinità con la squadra è difficile ottenerla, specie se appena arrivato. Ancora più difficile la situazione se si aggiunge che campioni pagati fior di milioni restano boccioli e più che sbocciare lasciano l’amaro in bocca dello smascellamento da shock. Basti pensare a tutti i gol sotto porta, o meglio i non gol sotto porta…C’è chi gli imputa di sbagliare spesso modulo, schema e modo di approcciarsi ai match. Sbagliare approccio? Può capitare. L’unica sfera in campo è la palla e di chiaroveggente non credo abbia nulla. Il match messo in piedi nel modo sbagliato c’è stato (e come), ma quando l’attaccante sbaglia a 20 cm dalla porta, lo schema di gioco ha poco a che vedere.
- Se si considera l’altalenante percorso del Milan dalla sconfitta di Firenze a quella di Milano contro la Juve, ci sono intervallate gare che hanno espresso la potenzialità di idee e di forze rossonere se solo quest’ultime ci fossero. Tra alti e bassi, tra un poker di babà calato a San Siro e un tris di Barbajada inflitto ai cuigini, il posto occupato è comunque il sesto e davanti la situazione non è neanche poi così definita.
- La rosa a disposizione era/è colma di lacune di ogni genere, basti pensare ai vari binomi che caratterizzano questo diavolo: Montolivo e le aperture, Zapata e i continui errori, Abate e i cross, Kucka e gli evidenti limiti tecnici (ahimè), Honda mai troppo pericoloso e in difficoltà nell’ingranare del tutto, la pubalgia di Balotelli che l’ha tenuto fuori dal campo per parecchio tempo…In questo scenario, insomma, non basta Donnarumma a salvare le partite.
- Capitolo Donnarumma: Sinisa, tra le tante cose, ha rischiato il tutto per tutto, per sè e per il ragazzino. Il classe 1999 che ha avuto il coraggio di lanciare nel mondo dei grandi; una sfida rischiosa tanto quanto la posta in gioco. Partita con il Sassuolo e fu uomo. Gigino (che poi tanto “ino” non è) in pasto agli squali ha dimostrato di saperci fare e saperli addirittura batterli. Il futuro sorride al diciassettenne, c’è chi lo denomina “Il nuovo Buffon”, chi lo vorrebbe legato al Milan per il resto della sua carriera, chi pensa già ad offerte esorbitanti in vista del calciomercato di giugno, cifre che potrebbero far comodo ad Arcore e questo solo grazie a Sinisa.
- Il Milan non conquistava una finale di Coppa Italia dal lontano 2003 e seppur con un calendario più semplice rispetto all’avversaria è in attesa della finale di Roma.
- L’esonero, se arrivato all’indomani di Milan-Juve, non può che lasciar pensare fosse già una manovra decisa e stabilita. Con l’attuale rosa sperare di sconfiggere l’attuale Juventus è una speranza fin troppo ottimista, quasi presuntuosa. Una sconfitta incassata dalla Juve può ma non dovrebbe scatenare una tale ira, specie se quel match si è rischiato se non di vincerlo, quantomeno di pareggiarlo.
- A sei giorni dalla fine un cambio di rotta, o semplicemente di panchina non può che peggiorare le cose. Una rottura di equilibri non è mai salutare e cambiare adesso, con le ultime sei gare da disputare e una finale di coppa Italia in vista, è una mossa azzardata se non addirittura folle. Sarebbe meno eclatante se fosse subentrato Guardiola o Simeone, ma Brocchi sicuro sia migliore di Sinisa?
- Da Allegri a Mihajlovic: Uno scudetto vinto la stagione precedente, cucito sul petto e adagiato tra i trofei, una squadra smembrata e dimezzata rispetto alla stagione precedente, malcontento di risultati non esattamente emulativi dell’anno precedente, battutine, sorrisetti e il ben servito ad Allegri arriva senza se e senza ma. Sostituito da Seedorf ma mai ritenuto all’altezza. Qualche mese dopo viene accantonato anche l’olandese per dare fiducia e spazio all’ex pupillo Pippo Inzaghi al quale (arridaje) sono state attribuite tutte le colpe di una stagione, la scorsa, fallimentare in tutti i suoi aspetti. Mihajlovic vanta 6 punti in più rispetto a Pippo e +4 rispetto a Seedorf ma non basta e giusto per tradizione annuale…la festa è finita, il banchetto è concluso. Per i ringraziamenti sarà per la prossima.
- Un esonero che puzza di scarica barile. La situazione ad Arcore è tutt’altro che lucida, Mihajlovic a parte. A chi sostiene che le colpe siano da attribuire al tecnico serbo sarebbe giusto ricordare episodi circensi che poco hanno a che fare con campo e preparazione tecnica. L’affare a gennaio Luiz Adriano con il club cinese è stata una vera bomba di mercato, i tifosi erano per una volta contenti, se non di cedere Adriano, almeno di fare un pò di tesoretto vista la situazione economia. Peccato poi essere svegliati sul più bello e affare scemato, Luiz Adriano torna a Milanello. Il carambolesco rimbalzo di Adriano tra Jiangsu Suning e Milan non è stato l’unico flop in sud est Asiatico; un altro dietrofront o (comunque) decadenza di trattative (le chiamavano le mille e una trattativa) è l’affare mai concluso con il tailandese Mister Bee che dopo estenuanti tira e molla, molla e sparisce. Berlusconi sull’orlo del precipizio forse? Se non economicamente, sul piano gestionale sicuramente. Niente affatto. Anzi, guai a chi osa pensarla una fandonia simile. Intanto però, il Milan si deteriora sempre più e ad una poca coesione verticale tra gestione e squadra si aggiunge anche un Fair Play Finanziario sempre più esigente, uno spogliatoio, ormai allo sbando e un mercato alle porte con duplici complicanze: da un lato una situazione economica non delle più rosee che impone il mercato in uscita, il quale però, necessiterebbe di un bravo stratega (Galliani ne è ancora in grado?), dall’altro un mercato in entrata necessario, vista l’evidente esigua qualità tecnica. Dulcis in fundo, signor Presidente, è sicuro che il problema di questo Milan fosse Mihajlovic?
Egle Patané