Nonni e block notes, storie di Mondiali senza la tecnologia

Il racconto di un nonno a sua nipote di quel Mondiale del 1966 trascritto su un block notes tra radio e giornali, perché la tecnologia ancora non aveva plasmato il calcio

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“Nonno ma a che ti serviva un block notes scusa?”

”Altrimenti come sapevo che succedeva al mondiale? Mica c’avevamo Internet, noi!”.

 

Nonno Enrico, dall’alto dei suoi 74 anni, ancora usa il televideo per sapere in diretta che combina la sua Juventus.

Lui è uno coerente: il cellulare non esisteva prima e non impara ad utilizzarlo nemmeno adesso.

Era il 1966, probabilmente in Italia giusto due persone avevano pensato ad un dispositivo con cui poter cercare i risultati delle partite di calcio in tempo reale.

Inimmaginabile.

“E quindi? Che facevi?”

Ascoltava la radio il nonno, o comprava i giornali: e poi scriveva tutto su quel block notes consunto, che giusto un paio di anni prima aveva usato per la scuola.

Il mio sguardo rimane scettico.

Figurarsi se io mi metto lì, a scrivere nero su bianco un Mondiale intero.

Nonno con la televisione ancora non ci andava molto d’accordo.

Si giocava in Inghilterra, la Germania era ancora divisa in Est ed Ovest e la Russia si chiama Unione Sovietica. Tutto troppo lontano, da noi e dall’Italia.

E chi l’aveva mai visto un campo da calcio inglese? 

Nonno però era maestro d’immaginazione.

 

 

 

 

 

 

“Ascoltavamo tutti la radio e poi ci mettevamo lì, a immaginare”.

È così che il nonno ha visto le reti di Rivera e Mazzola, lavorando di fantasia sulle parole un po’ in differita dei telecronisti e sugli articoli ritagliati dal Corriere.

Poi tornava a casa e scriveva.

Date, luoghi, formazioni, marcatori, risultati delle altre contendenti, cannonieri.

“Vedi che su questo block notes c’è tutto” ci tiene a specificare, con orgoglio.

Quanti di noi invece devono velocemente digitare su Google, per scoprire chi ha segnato?

Ecco, nonno era uno pratico, il tabellino ce l’aveva nel cassetto del comodino.

“Ma tu te lo ricordi il Mondiale nonno?”

“Me lo sono voluto scordare dopo quella Corea, che figura di m…”

 

Almeno sono certa che il tifo, anche se era il 1966, non è mai cambiato.

Federica Vitali