Davide Santon, dopo la gara contro la Roma, è stato costretto a chiudere il profilo personale su Instagram, completamente subissato da insulti di ogni tipo. Ennesima follia dei social
“Santon non chieda scusa, sono cose che accadono. Se si scusa ancora non lo faccio giocare”. Così sdrammatizzava Luciano Spalletti circa l’errore del suo uomo, commesso nella gara contro la Roma. Davide Santon ci aveva messo la faccia, domenica sera: al momento della sostituzione è uscito alzando le mani, chiedendo venia al pubblico di San Siro. Non è bastato a quanto pare il gesto: il ragazzo si è ritrovato il profilo Instagram zeppo di ingiurie e minacce di ogni tipo, tanto da arrivare a chiuderlo.
Ma mister Spalletti ha pienamente ragione. Non è Santon a dover chiedere scusa.
Sono quei folli che lo hanno aggredito per un errore, “eroi della tastiera” dei quali vorremmo poter ammirare l’integrità e l’efficienza sui loro posti di lavoro. Tutti in piedi sul pulpito.
Sono gli stessi folli che augurano da anni incidenti, infortuni e morte a Gonzalo Higuain. Che hanno gioito della malattia del piccolo Matteo Bonucci. Che hanno insultato la nipotina di Federico Bernardeschi ancor prima che nascesse. Che hanno attaccato Sorrentino, dopo le straordinarie parate contro la Roma. E potrei continuare, ma preferisco fermarmi.
Sono la parte malsana, degenerata del mondo social. Quella parte che mi porta a riflettere e a convenire che sì, talvolta, sarebbe meglio tener lontano il calcio dalla rete. Ma sappiamo tutti che è troppo tardi per tornare indietro e ammettere la sconfitta della “civiltà”.
A Davide Santon tutta la mia comprensione. Lui ha sbagliato e ha saputo prendersi la responsabilità del suo errore, davanti a tutti, non certo dietro uno schermo: eh, troppo facile così. Agli altri, rinnovo le parole, quanto mai opportune, di Umberto Eco: “Internet ha dato diritto di parola agli imbecilli”.
Parole sante.
Daniela Russo