I campionati sono terminati, i giochi sono fatti e il quadro delle partecipanti alla prossima Champions League è completo. Lì tra i tanti nomi campeggia quello di una piccola italiana, che per la prima volta farà la sua comparsa sui campi notturni di prima classe.
Una piccola che ha dimostrato la forza, il carattere e la determinazione di una gigante.
Tutto comincia il giorno dell’eliminazione con il Copenaghen, quando l’accesso all’Europa League – conquistato con i preliminari la stagione precedente – sembrava cosa fatta, automatica. E invece no, la Dea in 180′ non riesce a imbucare la porta nemmeno una volta, un dato incredibile se si pensa che gli orobici hanno registrato il miglior attacco della Serie A.
La delusione è tangibile e la squadra, priva anche di Ilicic che a tutti gli effetti si rivelerà essere il leader dell’annata nerazzurra, subisce inevitabilmente il contraccolpo. Fino a quando i ragazzi, rimasti orfani di un desiderio assolutamente alla loro portata, finiscono con lo spiccare il volo verso ciò che sembrava terreno proibito di fronte a nomi come Roma, Milan e la stessa Lazio.
“Nel momento più critico chiesi ai ragazzi di scrivere alla lavagna quale sarebbe stato il nostro traguardo. Nessuno scrisse Champions”.
Il segreto del successo orobico sta proprio nell’aver sognato per il puro gusto di farlo, senza sentirne il peso o la pressione: utilizzando quello straordinario dono del tecnico di far giocare splendidamente a calcio chiunque e per nove mesi filati, senza dare mai l’impressione di avvertire la stanchezza.
Gian Piero Gasperini ha saputo tirare fuori dal cilindro nerazzurro scommesse che sembravano perse in partenza, come quella di trattenere Pasalic e farne la carta vincente nel girone di ritorno, quella di dare la leadership della squadra a un giocatore notoriamente incostante come Josip Ilicic, di valorizzare al massimo elementi come Gollini e Castagne. Insomma, non c’è stata una sola mossa fatta dal Gasp in questa stagione che non si sia rivelata vincente. Ma nel mazzo di questo successo di cui lui è il Re Mida, vogliamo evidenziare due dell’annata bergamasca.
Ilicic, un gigante
Lui, soprannominato “La nonna”, uno sforzo è poco e due sono tanti: “Chiedigli come sta, ti risponderà che è stanco!”, parola di spogliatoio. Dopo un’ infezione ai linfonodi che lo ha tenuto lontano dai campi e gli ha fatto anche temere il peggio, Josip ha riscoperto un altro se stesso.
“Avevo paura di non risvegliarmi se mi fossi addormentato. Non sono partito da 0, ma da -10”.
Da luce singhiozzante, sovente più spenta che accesa, è diventato il faro di questa squadra che in alcuni momenti è sembrata quasi dipendere dall’estro di Josip. Undici gol, nove assist, tre triplette ma non solo: trascinatore, onnipresente, talvolta straripante nelle sue prestazioni. Uno di quelli ai quali Gasperini non rinuncerebbe mai, uno degli intoccabili, sicuramente, nella prossima finestra di mercato. Del calcio non sopporta il Fanta e poco tollera anche il riscaldamento: insomma, gli interessa giocare e basta.
Così pacato ma così imprevedibile sul terreno di gioco, è proprio questo estro – divenuto costante in questa stagione – a dare quel tocco che serve alla Dea, come un artista insomma, chiamato a dare toni di colore qua e là su una tela già molto bella di suo.
Gollini, la sorpesa che non sorprende
Cresciuto tra i campetti di periferia – per chi volesse saperne di più, ascolti la sua hit “Rapper coi guanti” – e mandato addirittura in Premier a farsi le ossa tra Manchester UTD e Aston Villa, ‘Gollo’, dall’altro del suo metro e novanta, si è preso la porta e la fiducia della sua Dea.
Un classe ’95 che ha dimostrato una determinazione fuori dal comune per uno della sua età, sempre concentrato anche quando si è dovuto avvicendare con Berisha, testardo e convinto che tutti i sogni si possano realizzare. Lì a Manchester, dove regna una disciplina quasi militare, la personalità già forte di Pierluigi si è fatta granitica.
“La forza si vede nei bicipiti, il coraggio nell’anima”,
questo il suo stato Watsapp che lo riassume perfettamente: tutto il resto lo hanno fatto le straordinarie parate dei fine settimana, in partita e non solo, quelle che Gasperini ha definito “determinanti, a tratti fenomenali”. Tanto da renderlo una sorte di talismano: dal suo rientro tra i pali l’ Atalanta non ha più perso nemmeno una partita in Campionato. E per lui anche una bella soddisfazione: la convocazione in Nazionale.
Molti altri in questa stagione si sono messi in luce: dal Papu, irriducibile Capitano allo stesso Pasalic, con le valigie pronte a gennaio a Timothy Castagne, l’esterno tutto fare.
E per finire lui, il tecnico che Pecassi ha pensato bene di tenersi ben stretto ancora per un po’: Gian Piero Gaspe RE MIDA.
Perché in quel di Bergamo, davvero, tutto ciò che tocca diventa oro.
Daniela Russo