Paulo Dybala non avrebbe mai immaginato un tale inizio.
Per quanto reduce da un’annata travagliata (nella quale è comunque risultato il miglior giocatore della serie A e il terzo tra i primi cinque campionati europei) si era predisposto nel migliore dei modi sia per il Mondiale sia alla notizia dell’arrivo di Ronaldo. Ma per Paulo l’inizio di stagione è stato un risveglio brusco e doloroso: messo in panchina da Massimiliano Allegri e anche dal nuovo CT argentino Scaloni, dopo la già cocente esclusione in Russia.
Eppure erano tutti convinti, da come il nuovo mister albiceleste ne aveva parlato, che la Joya avrebbe potuto trovare posto nell’ unidici titolare contro la Colombia: quando ha letto l’esclusione del fratello, Gustavo, procuratore di Paulo, non ha potuto più tacere e ha riversato tutta la sua rabbia in un tweet al vetriolo che poco lascia all’interpretazione: «Se non guadagnano soldi con te non giochi…».
Parole sulle quali il diez bianconero ha preferito glissare, spegnendo ogni polemica sul rapporto con il nuovo allenatore.
Lo stesso Scaloni lo ha elogiato pubblicamente, davanti alle telecamere: la storia dovrebbe chiudersi qui.
Uso il condizionale perché, a mio modesto avviso, il caso Dybala è più vivo che mai: il giocatore argentino è entrato in una spirale pericolosissima e la cosa peggiore è che i suoi allenatori sminuiscono la situazione in un modo sconcertante.
Malgrado lo stesso Paulo faccia di tutto per rassicurare tutti, lo sbotto di suo fratello parla da solo: la carriera di Dybala è seriamente a rischio.
Alzare la voce e farsi sentire è suo dovere, innanzitutto in veste di procuratore.
A tal proposito ecco le parole di Massimo Zamparini, colui che portò un giovanissimo Paulo al Palermo:
“Mi piange il cuore vedere Dybala in panchina, ancora di più perché lo conosco. Per lui sarebbe un bene andare via dall’Italia e andare a giocare in un altro campionato. Non fare giocare Paulo è un errore”.
E poi Del Piero:
“Ci stiamo dimenticando troppo in fretta di Dybala, io ho sempre pensato che sia fondamentale”.
Poche frasi che rendono bene l’idea della piega che potrà prendere questa situazione se Dybala non tornerà a giocare con regolarità.
Non servirà, ancora una volta, trovare l’alibi della singolarità di Paulo come calciatore: la sua anarchia, di cui più volte discusso, deve essere una ricchezza per la Juve come per l’Argentina, non un motivo di esclusione. Del resto Scaloni si è anche sbilanciato, affermando di essere in grado di ritagliargli un ruolo ad hoc.
Aspettiamo, ma il tempo passa e presto bisognerà trovare il bandolo di questa matassa: non c’è tempo da perdere in questo calcio che scorre veloce come la sabbia nella clessidra.
Daniela Russo
(immagini Getty)