Non ce la giochiamo alla pari ora, non abbiamo gli stessi diritti.
Le donne sono considerate dilettanti e non solo nel calcio ma, forse le capacità e abilità le porteranno a una vera e concreta parità, a un’uguaglianza di genere nello sport come in ogni lavoro e nella vita di tutti i giorni.
E’ stata una serata speciale sabato sera a Pegognaga dove tanti pulcini della città e ragazzine del Suzzara con la loro allenatrice Teresa Negri, ex calciatrice e nazionale, hanno ascoltato, in una sala gremita, le parole di Cristiana Girelli.
All’apice della sua carriera calcistica la quasi trentenne Cristiana ha ammaliato il pubblico con la sua simpatia, genuinità, bellezza e femminilità.
Un vestito da cerimonia, un trucco semplice ma efficace, uno smalto ben curato, perché una donna che gioca a calcio può decidere di non perdere la propria femminilità.
A dimostrazione che non sono tutte maschiacci le calciatrici, che una donna bella e affascinante può diventare una campionessa di calcio proprio come la capocannoniere di questa stagione che una volta era bambina e giocava con i maschi, era la capitana ma troppe volte derisa e denigrata dagli avversari salvo poi, a ogni fine partita, vedere riconosciuto da tutti il suo valore.
Cristiana è la numero 10, è la fantasista, è la calciatrice che vuole sempre divertirsi sia in allenamento che in partita.
Cristiana Girelli, la bomber apripista di una rivoluzione tutta Azzurra
Ambiziosa, sempre alla ricerca del gol, determinata e vincente. La perfezionista alla CR7, che a fine allenamento si ferma per le rifinizioni, per calciare con il sinistro, essendo lei non mancina. Racconta ai bambini che bisogna sempre farsi trovare pronti anche se capita di dover calciare con il sinistro. Lei ogni giorno sperimenta, lavora sodo, segue una dieta particolare da sportiva, è alla ricerca di un qualcosa in più sempre.
Quel qualcosa in più che le donne, racconta, devono sempre dimostrare.
Quel qualcosa in più che l’ha portata ad essere la calciatrice più in forma di questa stagione sia in campionato che in Nazionale.
Una vera campionessa ma che umilmente spiega ai più piccoli quanto è importante il gruppo. Il risultato, afferma, è importante ma quanto è bello condividere un passaggio, un assist, un gol. E’ la squadra che segna, è l’unione che fa la forza e che ti spinge a imprese che a volte sulla carta sono oltre le tue potenzialità.
Racconta, che se non fossero state così unite, non sarebbero neanche arrivate ai Mondiali. Da questa esperienza in Francia sono diventate famose ma l’impresa di arrivare ai quarti è stata possibile proprio grazie all’unione di squadra.
La forza del gruppo, quella energia speciale e unica che solo una squadra vera ha e che ti porta a risultati incredibili.
Cristiana era una bambina molto sportiva e praticava anche tennis. Ha deciso di puntare tutto sul calcio anche perché è uno sport di gruppo.
I genitori, la sua famiglia, l’hanno supportata sempre ed erano presenti alla serata insieme alla cara sorella.
Cristiana ha una adorazione per la sua nipotina, la figlia di sua sorella.
Viene ritratta spesso con lei in braccio ed è proprio per lei e per le bambine che sta lottando affinchè vengano riconosciuti i diritti non solo delle calciatrici ma delle donne in generale.
Per esempio, se lei volesse mettere al mondo un bambino chi le pagherebbe la maternità?
Non vengono pagati neanche i contributi ad ora, chi la tutelerebbe per una eventuale gravidanza? E poi, immaginiamo quanti pregiudizi ci sarebbero nei confronti di una donna che ha partorito; per molti non sarebbe in grado di giocare ai livelli di prima…
Questo perchè le donne, nel calcio ma in tutti gli ambiti, vengono discriminate.
Vogliamo una parità di genere vera e concreta, brave ma senza diritti
Esperienze provenienti dall’estero, al contrario, insegnano che una donna può partorire e in pochi mesi tornare più in forma di prima.
Sarebbe quindi giusto che si inizi al più presto a sostentare le calciatrici con “la maternità” e i contributi di sussidio.
Cristiana, a tal proposito, ci tiene a sottolineare che la battaglia non è per ottenere gli stessi stipendi dei colleghi maschi (anche perché non saprebbe davvero come spendere tutti quei soldi) ma ribadisce che è necessario quanto prima che le calciatrici ricevano gli stessi diritti sia previdenziali che di tutela infortuni rispetto ai colleghi.
Sottolinea ai presenti in sala quanto è importante essere sé stessi. Va bene avere idoli o ispirarsi a qualche famoso fenomeno del momento o del passato ma è fondamentale prima di tutto essere sé stessi ed esprimersi al meglio senza esasperare le imitazioni.
Lei non ha mai rimpianti, dà tutta sé stessa sempre, esprime al meglio la calciatrice che è in lei senza limitazioni e impostazioni di alcun genere.
Le donne sono autentiche, questo è il qualcosa in più che caratterizza anche una campionessa famosa: l’essere umana e genuina.
A fine incontro è rimasta a lungo a parlare e a far foto insieme ai più piccoli. Una parola di incoraggiamento per tutti, un sorriso regalato a ognuno e ognuna.
Questa è Cristiana Girelli.
Il professionismo sicuramente non cancellerà queste caratteristiche positive che hanno le calciatrici, che hanno radici nel passato, nelle dure lotte per arrivare a conquistare il giusto riconoscimento.
Ora queste atlete ci stanno mettendo la faccia, parlano alle coscienze e in campo mettono la grinta, tutto per provare davvero a cambiare. Nel calcio, come nella vita di tutti i giorni, basta discriminare le donne, se non ora quando?
Non solo a parole grazie!
Laura Pressi