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Nicolò Zaniolo: la chiusura di un cerchio

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Nicolò Zaniolo

Spesso non trovo così veritiera l’espressione “Era nel posto sbagliato al momento sbagliato”. Credo che ognuno di noi sia dove effettivamente deve essere nel bene e nel male. E Nicolò Zaniolo, quel 25 maggio al 32esimo minuto della finale di Conference League contro il Feyenoord, era esattamente dov’era giusto che fosse.

Quel pallone spinto in rete che regalò la Coppa alla Roma, è più pesante di quanto oggi possa sembrare. Quel pallone rappresenta la chiusura di un cerchio che Nicolò ha sigillato dopo anni di cadute, lotte e sofferenza.

Il destino non gli doveva nulla, perché da qualche parte già si sapeva che quella notte sarebbe state sua. I due crociati rotti l’hanno solo preparato a quello che sarebbe arrivato.  Nonostante sia un infortunio da non augurare mai a nessuno, sono certa che ad un buon intenditore, qualcosa lascia.

In questa chiusura non c’è lieto fine e forse questo la rende così amaramente vera. Roma è come il fuoco se non si fa attenzione il rischio di bruciarsi è dietro l’angolo e tanti calciatori si sono scottati.

Zaniolo scottato sia dall’amore della tifoseria sia da tutto ciò che può significare indossare la maglia giallorossa, è stato messo al centro di un grande progetto, che nel talento di Massa vedeva il futuro della Roma.

Eredità pesante che solo se hai le spalle grandi puoi permetterti di immaginare prima ancora che di vivere. Il tempo del calciatore è un tempo diverso da quello che comunemente si vive. Molte situazioni portano inevitabilmente a bruciare le tappe e tutto scorre via ad una velocità disarmante.

Ma l’età è pur sempre quella e Zaniolo è un ragazzo di 24 anni che con la Roma ha vissuto la prima storia d’amore. Non sempre quando ci si incontra presto le strade sono destinate a proseguire insieme; a volte succede, ma spesso si cambia ed è proprio da quel cambiamento che si costruisce la vita.

“Spero di rimanere alla Roma per sempre” questo disse proprio il 17 febbraio del 2019 qualche giorno dopo la prima doppietta in Champions contro il Porto che lo rese il più giovane italiano a siglare un traguardo così importante.

Rileggere ora questa dichiarazione non può che smuovere una certa tenerezza, perché è come dire ti amo per la prima volta senza magari sapere neanche cosa sia effettivamente l’amore. Figuriamoci un “per sempre” che a 19 anni sembra un traguardo raggiungibile, per poi rendersi conto che in mezzo c’è la vita.

In questa storia circolano fin troppe voci e senza voler andare nel merito di nessuna di queste, mi limito ad osservare il calcio con la sola voce che conosco: quella emotiva. Perché è giusto che sia così.

Com’è giusto che io non conosca a fondo le leggi di un mondo che mi appartiene fino ad un certo punto e com’è giusto che Nicolò Zaniolo abbia vestito la maglia giallorossa e l’abbia amata fino ad ora.

Il futuro è l’ennesima partita da giocare com’è giusto che sia.

Elisa Licciardi

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