Con il 63.3 % delle preferenze, Carlo Tavecchio la spunta su Demetrio Albertini e assume la carica di presidente della Federcalcio italiana. Finalmente, la leadership della federazione ha un nuovo volto dopo le dimissioni che Abete aveva presentato in seguito alla disastrosa spedizione brasiliana dei nostri azzurri. Il settantunenne ex presidente della Lega Nazionale Dilettanti dovrà così raccogliere un’eredità importante e soprattutto mettere tutti d’accordo, nonostante le titubanze di una parte delle società di serie A.
L’esito, giunto alla terza votazione, lascia tracce di evidente delusione sul volto di Demetrio Albertini, sostenuto solo da Aia, Assocalciatori e Assoallenatori. L’ex rossonero sperava di essere una valida alternativa a quello che lui stesso definisce “il corporativismo del patto delle Leghe” e che premia invece un candidato ultra sostenuto da Claudio Lotito, apparso dal canto suo visibilmente soddisfatto a fine votazione. Per lui si tratta della “vittoria del calcio e della possibilità di rinnovarlo“, appoggiato in maniera consistente dalla maggior parte delle società di serie A, oltre che da Lega Serie B, Lega Pro e Lega Serie D. Controcorrente, Juve e Roma non hanno invece offerto il loro sostegno a Tavecchio, guidando il cosiddetto “Movimento No Tav”, appoggiato anche da Torino, Cesena, Sampdoria, Cagliari, Sassuolo, Empoli e Fiorentina, che chiedeva a Tavecchio e Albertini di ritirarsi dalla corsa e lasciare spazio ad altri candidati. Il commento del presidente Agnelli giunto direttamente dall’Australia per le elezioni è più che eloquente: “Tutto bene? Sì, più o meno…“.
Carlo Tavecchio ha accolto la nomina con grande commozione, ringraziando i presenti in lacrime e rincuorando i tanti che sperano in un cambiamento del calcio italiano. Lui stesso assicura: “sarò il presidente di tutti“, promettendo di provare a migliorare il suo modo abbastanza ruvido di parlare che fino a pochi giorni fa lo aveva coinvolto in un mare di polemiche dopo la frase a sfondo razzista sugli extracomunitari. “Il 18 agosto“, assicura il neo presidente, “mi presenterò con la lista delle cose fatte, ma ancora non ho avuto alcun approccio alla situazione del C.T.“
Certamente, proprio la questione C.T. sarà il primo nodo da sciogliere. Tavecchio proverà a convincere uno tra Conte e Mancini, ancora troppo perplessi nel raccogliere la leadership della nazionale azzurra. In secondo piano, l’ipotesi Zaccheroni, jolly da utilizzare se non dovesse andare in porto l’opera di convincimento dei primi due. Insomma, di grattacapi il nuovo presidente ne avrà eccome e certamente non gli mancheranno gli occhi puntati addosso di chi sperava nel rinnovamento di un sistema che da tempo non fa che perdere consensi.
Claudia Rosco