Sono bastate due partite ad Antonio Conte per rivoluzionare il gruppo della nazionale italiana. La squadra vista contro Olanda e Norvegia sembra infatti solo una lontanissima parente di quell’Italia apparsa fiacca e disunita durante i mondiali brasiliani. Sarà la personalità da condottiero? Sarà il metodo? Qualsiasi cosa tocchi Antonio Conte sembra trasformarsi in oro e così l’allenatore più pagato d’Italia in pochissimi giorni è riuscito a trasformare la “sua Italia” nella “sua Juve”, quella squadra schiaccia sassi, che per tre anni è andata dritta come un treno verso la vittoria finale senza avere pietà per nessuno.
Rieccolo dunque. Come ha dichiarato Gigi Buffon, Conte è sempre lo stesso e non è cambiato di una virgola. Il portierone azzurro lo definisce “unico e speciale” e speciale deve esserlo sicuramente, se contiamo il fatto che i giocatori lo seguono ad occhi chiusi e lo stimano notevolmente. Proprio questo sembra il fattore fondamentale che ha dato all’Italia un volto completamente diverso: il gruppo è tornato ad essere unito sotto la guida di un allenatore carismatico e sempre più deciso a cambiare le cose.
A cominciare dalle convocazioni: fuori Balotelli, Insigne e Cassano, dentro gente nuova e motivata. Per Conte si sa, contano i risultati e allora continuare a scommettere su chi ancora non ha dimostrato concretamente di volere la maglia azzurra per lui non ha alcun senso. Il c.t. stesso ha dichiarato: “c’è bisogno di gente che ha fame, non di gente che ha fama” e il messaggio è apparso forte e chiaro per tutti, anche per Balotelli. D’altronde i “nuovi” hanno dato dimostrazione sia contro l’Olanda che contro la Norvegia di essere pronti a stupire positivamente: Immobile e Zaza sembrano formare una coppia niente male, supportata da una squadra che sembra aver ritrovato velocità, freschezza e grinta come non si vedeva ormai da parecchi mesi. Come la “sua Juve”, l’Italia di Conte corre, soffre, combatte ed il merito sembra essere tutto dell’inserimento dei giovani Alessandro Florenzi, Mattia De Sciglio, Mattia Destro e Stephan El Shaarawy, oltre a Immobile e Zaza, perché puntare sulle nuove leve vuol dire anche avere la certezza che queste con umiltà cercheranno di non deludere le aspettative, pur di non sprecare una grande occasione come quella della nazionale. Niente calciatori strapagati e straviziati dunque, chi vuole la nazionale deve lavorare duramente.
E poi c’è il metodo Conte, rigoroso come sempre. A cominciare dalla colazione le regole del nuovo c.t. sono scrupolose, curate nel minimo dettaglio, senza concedere mai sconti a nessuno. ”Il mio modo è l’unico modo e sarà applicato qui. Se non vi piace, non presentatevi“, queste le sue parole ai ragazzi per far capire che da ora in poi non si scherza. Il cammino è decisamente in salita e non sarà facile rialzare le sorti di questa nazionale ma, se queste sono le premesse, gli italiani potranno finalmente dormire sonni tranquilli.
Claudia Rosco