Un bimbo con un caschetto biondo dallo sguardo sbarazzino e l’aria felice.
Nei suoi occhi gioia, speranza e fierezza.
Lui ancora non lo sa, ma ci resterà quasi trent’anni con quella maglia addosso.
Quel bambino oggi ha trentasei anni, la barba incolta e lo sguardo misto a tristezza, mentre si prepara a dire addio a quella maglia. Pur non essendo stato mai uno di tante parole, scrive una lettera di commiato a quella che per così tanto tempo è stata casa sua, una casa fatta di corse, lotta, sudore.
Daniele De Rossi scrive una lettera per la Roma e per i tifosi della Roma, ma le sue parole vanno oltre. Toccano tutti, anche i tifosi altrui, quelli che lo hanno conosciuto, ammirato e talvolta anche criticato semplicemente perché avversario. Toccano il cuore di chi sa comprendere il valore di una bandiera, un valore che oggi sembra diventato un peso da sopportare piuttosto che un legittimo orgoglio da sfoggiare.
Ma niente polemiche, ha detto Daniele.
Allora leggo la lettera, uno, due, dieci volte con il cuore a pezzi.
Ciao, Daniele De Rossi. Sei stato un avversario degno. Sei stato un pezzo del calcio che ho amato.
Leggetela tutti, la sua lettera. Leggetela, e commuovetevi. Domani sarà tutto come vuole lui.
“Ora, il regalo più grande che mi potete fare è mettere da parte la rabbia e tutti uniti ricominciare a soffiare per spingere l’unica cosa che ci sta a cuore, la cosa che viene prima di tutto e tutti, la Roma”.