Lo chiamavano Nené, bambino.
Claudio Olinto De Carvalho era nato il 1 febbraio 1942 a Santos, in Brasile e, come il padre, voleva fare il calciatore.
A 15 anni infatti, con un suo compagno decise di fare un provino nel Santos.
Quel giorno vide Pelè.
«Tutti in Brasile volevamo diventare Pelè».
Il Santos lo prese e diventò la riserva proprio di Pelè.
A giugno 1963 mise per la prima volta piede in Italia.
In occasione di tournée giocò a Torino contro la Juve di Sivori. Si mise in luce e Boniperti lo contattò: quel giovane talento brasiliano, che non parlava una parola di italiano, nel 1963/64 approdò in Serie A.
«Devo dire che, in principio, non mi ambientai affatto.
Io non parlavo l’italiano, nessuno mi capiva.
Poi Carlo Mattrel mi ospitò in casa sua e trovai un po’ di calore umano.
Conobbi la ragazza che è diventata mia moglie».
A fine stagione collezionò 28 presenze e 11 reti ma non bastò, la Juventus non poteva aspettarlo e così venne ceduto al Cagliari a rate.
«Quando ho cominciato a capire il calcio italiano, a Torino mi hanno ceduto.».
Ma Nenè non sapeva ancora che la Sardegna sarebbe diventata la sua seconda casa nè immaginava che a Cagliari avrebbe trovato la consacrazione diventando una leggenda.
Non sapeva che l’avventura rossoblu si sarebbe conclusa solo nel 1975/76, dopo il secondo posto del ’69 e dopo essere diventato uno degli eroi dello scudetto della stagione 1969/70, nonchè uno dei giocatori col maggior numero di presenze (311 presenze e 23 gol).
«Lo scudetto: è stato il trionfo dell’ amicizia.
Eravamo un buon gruppo, unito, allegro, vivevamo in un condominio.
Prendevo in mano la chitarra, strimpellavo, a volte facevo finta…
… eravamo genuini e abbiamo costruito grandi vittorie».
Uno scudetto vinto da vero protagonista, Sandro Ciotti lo descrisse “tatticamente ancora più importante di Riva“. Nenè era uno dei pilastri del centrocampo ma anche un dispensatore di allegria e sorrisi ai compagni.
Inizialmente schierato come centravanti, Nenè fu utilizzato come ala destra e definitivamente eletto alla mezzala destra nella vincente formazione di Scopigno che lo impiegò alle spalle dell’attacco guidato da Riva con Bobo Gori e Angelo Domenghini.
Quel Cagliari, diventò una filastrocca: Albertosi, Martiradonna, Zignoli; Cera, Niccolai, Tomasini (Poli); Domenghini, Nené, Gori, Greatti, Riva.
Ha giocato con Pelè, Sivori e Riva ed è entrato nella storia del calcio italiano ed è diventato una bandiera del Cagliari, quella città e quella squadra scelte quasi per caso ma con le quali ha instaurato un legame indissolubile.
Proprio a Cagliari si è spento nel settembre 2016, dopo anni di dolori, di malattie, di difficoltà economiche ma sempre sostenuto dagli amici, dai vecchi compagni e dai tifosi.