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Nello sport si fa la pace?

La guerra "di oggi" ha invaso ogni ambito sociale, anche quello sportivo. Ma lo sport è davvero pronto per essere foriero di pace?

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Cos’è la guerra? Un mezzo con cui l’uomo annienta un altro uomo.

Perché è questo che fa, annientare, distruggere tutto quello che la natura e altri uomini hanno creato e costruito. Anche gli animi, i cuori, le menti, i sentimenti.

E mentre i potenti della Terra “giocano” a Risiko o cercano di creare le condizioni di una “non guerra”, il mondo resta addolorato e indignato a guardare. Anche quello dello sport.

Mentre si attuano sanzioni di ogni tipo verso la Russia, lo sport mondiale ha iniziato a buttare letteralmente giù dal monte gli sportivi russi. Dal calcio al basket, dalla Formula 1 a tutte le discipline sportive che vengono in mente, gli sportivi russi sono “cattivi” come Putin.

Ma davvero siamo a questo? Davvero si colpisce nel mucchio come le bombe sganciate su Kiev, Mariupol, Leopoli e Irpin’? Perché si dai, tutti i russi sono pro guerra, vero?

E allora che le facciamo a fare le belle iniziative NO WAR prima dell’inizio delle partite e poi urliamo alla tifoseria avversaria che la loro città venga data alle fiamme?

Che esponiamo a fare le bandiere ucraine a sostegno della stessa Ucraina se poi vicino piazziamo uno striscione con le coordinate della città di Napoli con un invito a bombardarla?

Ah, forse sono sfottò… Eh sì, sciocchi noi a non averlo capito e a non avere sens of humor!

Ops… Come dimenticare i BUUUUUU razzisti durante le partite!?!?
Gesti di affetto!

Questa sì che è solidarietà ed empatia in tempi di guerra!

Sapete cos’è? Anche questa è guerra…
Senza bombe, senza distruzione, senza esodo, senza fame ma lo è!

Piccola forse, ma costantemente presente, settimana dopo settimana, con detonazioni lesive oltremodo.

Fa male, questo fa male allo sport, come l’aver bandito gli sportivi russi dalle competizioni, come l’aver capito (forse) di non averci capito nulla e di procedere tenton tentoni verso un baratro che non è solo politico ed economico ma sociale, relazionale, umano, etico, morale.

Quello che dovrebbe incarnare lo sport, oggi non c’è. Dov’è? Sotto qualche colpo di mortaio o qualche coro su gli spalti?

Ai sopravvissuti l’ardua sentenza…

 

Simona Cannaò

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