Conte denuncia: “Bisogna aumentare il numero di giocatori italiani”. Nel nostro Paese, addio al “made in Italy”

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Altro che made in Italy… la fortuna si va a cercare fuori dai confini nazionali. Una vera e propria invasione quella che sta colpendo il calcio tricolore: in questo campionato, i giocatori italiani scesi in campo nella massima divisione sono calati al 45,2% del totale, lasciando quindi un’ampia fetta di torta al mercato straniero. Negli ultimi dodici anni, anziché migliorare, la situazione è via via peggiorata, come ha denunciato qualche giorno fa il ct azzurro Antonio Conte: “Quando mi sono complimentato con Marcello Lippi per il terzo scudetto in Cina, mi ha fatto notare che nel 2006 in Serie A il 64% dei calciatori erano italiani. Adesso questa percentuale si è dimezzata. È un dato che deve far riflettere sulle difficoltà che ci sono a fare il Ct e su quelle che stiamo avendo a livello europeo con i club e di Nazionale“.

Come riportano i dati del Cies Football Observatory di Neuchetel, il nostro Paese, tra i cinque principali tornei europei (insieme all’Italia troviamo Inghilterra, Spagna, Germania e Francia), è quello che ha registrato un aumento di giocatori stranieri nell’ultimo quinquennio: +12.4%. Nel 2009 il calcio italiano si trovava in terza piazza alle spalle di Premier League e Bundesliga, ora invece è salito al secondo posto, subito dopo gli inglesi.

Se nel campionato di massima divisione giocano pochi italiani (gli esempi più plateali sono quelli di Lazio, Inter e Fiorentina), come si fa ad avere una vasta gamma di scelte nelle convocazioni per gli impegni della Nazionale? Domanda da un milione di dollari. Inevitabile il commento di Conte: “Bisogna trovare un modo per aumentare il numero di italiani in campo, sarebbe una cosa importante“, ha dichiarato il ct azzurro. Il primo provvedimento pensato dalla Figc sarebbe quello di mettere alle strette le società, obbligandole a presentare, a inizio stagione, una lista di 25 giocatori con almeno 8 elementi tirati su nei club nazionali. L’idea, pensata nel programma Demetrio Albertini, è stata ripresa dall’era Tavecchio, che dovrà porre rimedio a questa situazione quantomai degenerata.

Eleonora Tesconi