Napoli: vedi Sarri e poi…

In tre anni due allenatori non sono riusciti a sostituire nel cuore della tifoseria azzurra il mister del sogno scudetto

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profilo ufficiale ssc napoli

Da qualche tempo a questa parte nell’ambiente del Napoli, dopo l’addio di Sarri,  nessun altro allenatore riesce a “accasarsi”. Come in panchina, così nel cuore dei tifosi

Spesso si legge sugli striscioni allo stadio una frase molto significativa: “Chi ama non dimentica”.

Ecco, potrebbe essere questo il sunto di quello che traspare dagli ambienti del carnale tifo partenopeo in un momento storico non del tutto felice.

Un ambiente, quello azzurro, che vive letteralmente di calcio, annesso ad una innata passione verace. I calciatori che vestono la maglia azzurra diventano non sono idoli ma anche cittadini di Partenope, membri di un popolo, quasi amici o parenti.

È così anche per chi decide di sedersi sulla panchina del Napoli, a fare da guida alla compagine in calzoncini che, di volta in volta, forma l’11 azzurro.

Dai mitici Sallustro a Pesaola, da Vinicio a Zeman, da Lippi a Boskov, a Mazzone, ai super vincenti Bianchi e Bigon, passando per i più recenti ed indimenticabili come Mazzarri e Benitez.

Ogni tifoso partenopeo che si rispetti, ha memoria del proprio allenatore del cuore.

L’ultimo certamente, per carico di emozioni e ricordi indelebili collezionati in un arco di tempo durato tre anni, è Maurizio Sarri.

Sarri al Napoli
Fonte immagine pagina Twitter Affari Italiani

Inutile dilungarsi troppo sul triennio sarriano.

Quello che è rimasto nella mente e nel cuore dei tifosi azzurri e anche di una buona parte della stampa Made in Naples, è il ricordo di chi  ha seminato pur non avendo raccolto nulla in termini di vittorie.

È la memoria di un gioco appassionante e coinvolgente, capace di regalare emozioni senza prezzo. È l’imbastitura di una squadra capace di seguire a menadito le sue direttive, il suo metodo, il suo gioco.

È la forgiatura di alcuni giocatori, “usati” in ruoli diversi da quelli per i quali erano originariamente portati, giocatori che poi sono diventati praticamente inamovibili anche a distanza di anni.

Un collettivo, quello di mister Sarri, che ha fatto sognare in grande i tifosi, nonostante i fisiologici momenti di calo e la delusione soprattutto per uno scudetto perso per un pelo nel 2018.

Sarri. Dopo di lui, il buio.

Con il suo addio e l’arrivo di un big che più big non si poteva, Carlo Ancelotti, anche il Presidente Aurelio De Laurentiis a suo tempo cercò il “colpaccio”.

Ancelotti, il più vincente dei vincenti per provare a sostituire, anche nel cuore dei tifosi, il ricordo dell’amatissimo tecnico toscano.

Operazione non perfettamente riuscita, nonostante i non proprio deludenti risultati in termini di piazzamento in campionato e nella prestigiosa Champions League.

Ancelotti mai entrato completamente in quel “cerchio magico” di “ammore” partenopeo.

I motivi? Svariati, forse. Ma quel ricordo sarriano era fin troppo vivo e pulsante.

Via Ancelotti, dentro Gattuso. Gagliardo e fiero uomo del sud, vincitore di TUTTO nella sua carriera di giocatore del Milan, campione del mondo con la Nazionale guidata da Lippi, allenatore in erba ma con forte carisma.

Tutto bellissimo, tutto luminoso, grandi attese, grandissime speranze con Gattuso in panchina.

Invece, dopo poco più di un anno, l’idillio tra il campione calabrese, il presidente e pure la piazza sembra essere inclinato in maniera pressoché irreversibile.

Gioco poco convincente, formazioni eccessivamente “variegate”, moduli cangianti.

Troppo, a fronte di risultati che non sono, ad oggi, corredati da quella continuità necessaria in una stagione impegnativa come quella in corso. Malumore tra i tifosi come conseguenza inevitabile.

E c’è chi invoca ritorni eccellenti, come quello di Benitez e non ultimo, proprio quello del fu “traditore” Sarri.

A tutto ciò, le ultime uscite pubbliche di Ringhio  non hanno dato certo una mano alla già tesa situazione in casa Napoli.

Gattuso
Fonte immagine pagina Twitter ForzaAzzurri

In attesa che qualcosa cambi (e in meglio), resta da chiedersi quanto ancora resterà in circolo il ricordo di quello che è stato e che, in un certo qual modo, forse impedisce di guardare al futuro…

Simona Cannaò