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Napoli ritrova l’Argentina: tra la città partenopea e lo stato sudamericano c’è un legame unico

Giovanni Simeone riporta l'Argentina a Napoli. Un legame antico che si è amplificato ed è diventato indissolubile nel segno di Maradona

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“Gli argentini sono degli italiani che parlano spagnolo…”
Questa frase dello scrittore argentino Jorge Luis Borges, rappresenta in modo chiaro e preciso quel concetto di legame indissolubile che lega inesorabilmente l’Italia all’Argentina. 

Due paesi lontanissimi, geograficamente parlando, ma che si ritrovano l’una e un’altra volta uniti.  

Sebbene ciò, c’è un altro legame, forse ancora più forte, quello tra Napoli e l’Argentina.

Napoli vive di calcio, ma non di quello giocato nelle moderne scuole calcio.

Si parla di tornei organizzati sul momento, con un pallone, magari comprato al momento o prestato da qualche amico.

Non è fatto di regole, è fatto di strada, di pavimentazione che non rispetta alcuna legge, e di divertimento.

Non c’è bisogno di nient’altro, se non di un pallone. E questa è la stessa “filosofia” che si respira nel paese oltreoceano. Un aspetto culturale che le unisce ancora di più.  

Vi basterà poi, dare un’occhiata ai molti balconi della città partenopea per accorgervi che accanto alla classica bandiera azzurra, vi è una con un sole, due bande orizzontali celesti e una bianca. La bandiera del paese più a sud del continente americano spicca con fierezza in una città, a quasi 11.960,10 km. 

Come mai? 

Il merito è tutto di una sola persona: Diego Armando Maradona.

“Il re”, “D10S”, “Pibe de oro”, comunque voi vogliate chiamarlo, la sua onnipresente presenza si respira da ogni angolo di Napoli, fino agli angoli più nascosti della sua Buenos Aires.

Non c’è napoletano che non veda l’Argentina come il paese di Diego, e nessun argentino disprezzerebbe mai di venire a Napoli.

Se si prova a chiederlo, ti risponderanno con orgoglio: “A Napoli Diego ha giocato e ha vinto!”

Perché per i napoletani e gli argentini, Maradona è più di un semplice giocatore: è più che altro un amico, un compagno, un padre, un figlio.

La sua sola persona ha permesso di unire questi due paesi, che ancora oggi si abbracciano mutevolmente.

Un po’ come il 25 novembre del 2020, quando entrambe si fermarono, in religioso silenzio.  

Quando lo stadio del club azzurro è poi diventato “Maradona” sarà scattata nei cuori degli argentini una domanda:  “Come sarebbe da argentino giocare per il Napoli e soprattutto al Maradona?”

Un argentino che potrà rispondere a questo interrogativo è Giovanni Simeone che sta per compiere quel sogno, di tanti argentini, cresciuti a “pan y Maradona”. 

Felicità immensa. Una squadra speciale, una città unica e la sensazione che certe strade siano destinate ad unirsi..” 

Queste le prime parole dell’attaccante, classe 1995, arrivato in prestito dall’Hellas Verona.

Un post sui social e questa frase, che sa tanto di sogno realizzato, per far affezionare i tifosi.

Se meno di quattro anni fa, dopo la famosa partita Fiorentina-Napoli avessero detto ai tifosi napoletani che un giorno avrebbero applaudito il Cholito, chiunque avrebbe risposto con una risata. 

Il tempo poi ha però cambiato le carte in tavola, e con la maglia azzurra n°18, è già pronto a incantare il pubblico del Maradona.

In realtà però ha già segnato lì: nella porta sbagliata però.

Lo scorso 7 novembre è stato il primo argentino a segnare nel Maradona. 

Napoli dopo l’addio di Maradona ha sempre cercato di rivedere nei giocatori argentini lo stesso brio e lo stesso mix di cazzimma, talento e sfrontatezza che appariva dagli occhi di Diego. 

Dopo di lui, Sosa, Lavezzi, e aggiungiamoci anche Higuain, hanno saputo riportare l’Argentina a Napoli.

Grandi nomi, che nel bene e nel male, hanno riportato quel sapore di sud America profonda all’ombra del Vesuvio. 

“Per noi argentini, Napoli rappresenta qualcosa di più di una squadra di calcio” disse Abel Bolbo, argentino ex Roma.

Ogni giocatore argentino che si è ritrovato a giocare nel “San Paolo” di Diego, e poi nel Maradona, ha avvertito sicuramente un’emozione unica.

Anche per loro, Diego ha sicuramente rappresentato un simbolo, per una lotta continua contro una dittatura che era presente nel paese, o una speranza per un futuro diverso.

Continua ancora oggi, a vivere nel ricordo di Diego e di quel Mondiale ‘86. Negli stessi anni, Napoli si appoggiò a lui, appoggiandolo e rendendolo il dio eterno dei napoletani: una fede, una passione. 

È ancora impossibile sapere come andrà l’avventura in azzurro per il Cholito, figlio d’arte. Sta di fatto, che per Giovanni l’Italia, e Napoli, erano già nel destino.

Il padre, Diego Pablo Simeone, allenatore dell’Atletico Madrid, ha condiviso la nazionale albiceleste, proprio con Maradona, e sarà stato sicuramente il primo a dare la spinta al figlio di accettare. 

Non è passato poi inosservata la foto di copertina del profilo twitter del Cholito, dove spicca come un faro al porto, lo sfondo dello stadio.

Si sa, l’Argentina e Napoli, sono sempre state legate, ma se questo è il trailer, si prospetta proprio una nuova e bella storia, tutta in stile maradoniano. 

 

Rosaria Picale

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