La vittoria del Napoli sulla compagine giallorossa è stata l’occasione per confermare l’indispensabilità di Callejon, la bravura di Mario Rui e la conferma della crescita completa del CAPITANO Lorenzo Insigne.
Il girone di ritorno di campionato del Napoli, la sua avventura in Champions League e quella in Coppa Italia in una stagione così anomala e surreale sta dando continuamente spunti di riflessione sulla squadra, le sue prestazioni e il suo mister, Gennaro Gattuso.
Dopo la sconfitta contro l’implacabile Atalanta, decisamente il gruppo più in forma della Serie A, per gli azzurri sembra essere definitivamente sfumato il sogno del quarto posto per l’accesso in Champions ma non certo quello di fare fino alla fine una gran bella figura.
Dopo la fase buia, la faticosa risalita verso i piani alti della classifica, la ritrovata fiducia individuale e collettiva, dopo la consapevolezza di essere un gruppo, di avere un leader che si metta in prima fila a lavorare per e insieme agli altri, la squadra ha impiegato un notevole dispendio di forze, anche mentali per sopportare un lungo lockdown ma culminato con la felice conquista del primo trofeo post COVID.
Il match invece disputato contro la Roma, ha offerto diversi spunti di riflessione su alcuni giocatori che stanno sempre più diventando punti fermi all’interno del gruppo.
La prestazione di Mario Rui è stata più che soddisfacente. Il portoghese è sempre più una certezza sia in difesa che in fase offensiva. Sta praticamente ovunque, corre, passa generosamente, inventa tiri.
Un giocatore così può solo essere di forte utilità ad un collettivo come quello azzurro.
Altro pilastro della compagine partenopea, giocatore tutto campista da sette anni in magli azzurra, lo spagnolo José Callejon, a scadenza di contratto, continua a dimostrare una professionalità e un attaccamento alla causa della squadra impressionanti. Suo il primo gol della partita, suoi i tanti assist, sua la piena padronanza del campo in ogni suo centimetro. Un calciatore che è un emblema di discrezione, serietà, concretezza, talento e sontuosità.
Innegabile che i tifosi, forse la maggior parte, desiderino che il suo contratto venga rimodulato e che ci sia un rinnovo magari fino a fine carriera.
Dopo il momentaneo pareggio da parte dei giallorossi ad opera del centrocampista armeno Mkhitaryan, il Napoli ha dato uno slancio forte alla sua prestazione.
Gattuso ha effettuato i cambi giusti rendendo più fluido il gioco in attacco, con, in questa fase, un altro assoluto protagonista: Lorenzo Insigne.
Il verace capitano azzurro pare ormai aver raggiunto la piena maturità professionale. Gattuso sembra avergli infuso lo spirito giusto per essere leader della sua squadra.
Lui, troppo spesso contestato per la discontinuità dai suoi stessi tifosi, al centro di non poche e feroci critiche sulle prestazioni e sulla presunta mancanza di personalità, attualmente, scevro da presenze importanti e forse condizionanti e incassata la fiducia del mister e dei compagni, è ormai diventato un capitano a tutti gli effetti.
Un uomo capace di caricarsi la squadra sulle spalle, creare gioco e realizzare il meraviglioso gol della vittoria, quel suo celebre tiro a giro che il più delle volte diventa l’incubo dei portieri avversari.
La seconda annata di Ancelotti, con una squadra in evidente crisi di identità, a farne le spese pare sia stato proprio il numero 24 azzurro. Incostanza, poca incisività, distrazione e poca finalizzazione si sono ripercosse sul giovane talento, esponendolo a polemiche, paragoni inappropriati con i predecessori nel suo ruolo.
L’arrivo di Gattuso, il suo carisma, la sua grinta, sembra siano trasmigrate in tutta la loro prepotenza nella testa di Insigne e i risultati stanno arrivando in termini di gol e soprattutto di autostima e motivazione in campo.
Il Napoli, dopo il grande ed indimenticato Marek Hamsik, ha trovato una nuova guida, un piccolo (solo di statura) ma grande professionista capace di responsabilizzare i compagni e guidarli come un degno capitano deve fare. Il feeling tra Lorenzo e Rino Gattuso è palpabile, le somiglianze caratteriali si percepiscono, le esultanze lo evidenziano. Insomma, si sono trovati. Due uomini del Sud, veraci, appassionati, forti e temerari come le solide radici della terra da cui provengono.
Allora avanti tutta Napoli, che sia un quinto e onorabile posto, o l’avventura in Europa League con l’ingresso già conquistato dopo la vittoria in Coppa Italia, o la supersfida contro il Barcellona di Messi nel ritorno degli ottavi di Champions League, la squadra c’è, i singoli ci sono, la squadra è compatta. C’è solo da sudare e giocare. Nessuno si risparmierà, è nel DNA partenopeo.
Simona Cannaò