Cosa accomuna Napoli e Roma in questa finestra di calciomercato? La risposta appare semplice, quasi scontata. Entrambe le società, compresi i rispettivi tifosi, non hanno potuto far nulla di fronte a una Juventus che, prima nella Capitale e poi nella città partenopea ha prelevato due big, Pjanic e Higuain, pagando la clausola rescissoria prevista dai contratti. Se è vero che qualora si fosse presentata una società a Trigoria e Castel Volturno disposta a pagare quanto pattuito per lasciar partire i giocatori, Pallotta e De Laurentis non avrebbero potuto professare parola in merito, è altrettanto vero che per far andare a buon fine le operazioni i due calciatori dovevano necessariamente accettare la destinazione. Così è stato e a oggi, il bosniaco e l’argentino sono diventati a tutti gli effetti tesserati bianconeri. Delusione e amarezza caratterizzano gli animi dei sostenitori giallorossi e azzurri, a seguito della scelta, additata come un tradimento calcistico, di chi fino alla scorsa stagione vestiva la maglia della loro squadra, di approdare non in un club qualunque, ma in quello del team da sempre diretto rivale. D’altronde è risaputo che in alcune piazze il legame che viene a crearsi tra tifoseria e giocatori è più forte rispetto ad altre e tra i tanti aspetti non digeriti da sostenitori, vi è anche quello rappresentato dalle manifestazioni di affetto e di attaccamento alla maglia dimostrate dai due calciatori finché hanno militato nella loro squadra. Infatti, se a Roma ricordano alcune dichiarazioni dello rilasciate dal centrocampista lo scorso dicembre, attraverso le quali avevo sostenuto di essere diventato un tifoso romanista, a Napoli non hanno dimenticato le numerose occasioni in cui il Pipita è accorso sotto la loro curva a incitare il coro divenuto tormentone, “un giorno all’improvviso”.
Questione di fede e di un desiderio, insito in tutti i tifosi a prescindere dai colori del cuore, di riconoscere nei propri beniamini un attaccamento alla maglia, identificato come uno dei tanti elementi capaci di rendere un calciatore bandiera di quel club. Tra gli appartenenti a questa categoria figura certamente Francesco Totti. Il capitano romanista durante un’intervista ha toccato questo argomento: “Lo sport è cambiato molto. Ora l’attenzione è più sul denaro. I giocatori cambiano squadra più spesso per fare più soldi. E’ più business che passione .La gente va allo stadio per divertirsi e vedere un giocatore che sta sempre nella stessa squadra. Forse sperano di non essere traditi. Guardate quello che è successo ora con Higuain dal Napoli alla Juventus. E’ un disastro. Però è del tutto normale ora che quando uno straniero arriva in Italia abbia la possibilità di andare in un’altra squadra per fare più soldi“. Il dieci giallorosso ha definito i giocatori di oggi “come nomadi, seguono i soldi e non il cuore”. Frasi forti e significative, rappresentative di un’idea di calcio che, per un calciatore che come lui ha messo la passione per la propria squadra davanti ai soldi, non poteva essere differente.
Mentre nella Capitale, sponda romanista, Totti rappresenta per i propri tifosi un idolo indiscusso, a Napoli è Maradona il termine di paragone con cui chi indossa la divisa azzurra deve confrontarsi. El Pibe de Oro ha commentato qualche giorno fa il passaggio di Higuain alla Juventus, sostenendo come i tifosi non meritassero di trovarsi a vivere questa situazione e oggi, a esprimere il proprio punto di vista, ci ha pensato anche il presidente De Laurentis. Il numero uno del team partenopeo ha definito quanto fatto dall’ex nove del Napoli, un tradimento, queste le sue parole:”“C’è chi dice che parlare di tradimento sia esagerato, e invece io penso il contrario, perché in questa scelta c’è il senso pieno del tradimento, che comprende anche l’ingratitudine. Ora vorrei poterla chiudere senza spargimento di polemiche. Resta la mia considerazione nei confronti della Juventus, ma avevo immaginato un altro tipo di comportamento. Vero, c’era una clausola, non è stata commessa alcuna scorrettezza formale, ammesso che non si vogliano considerare tali le visite mediche notturne, però in questo calcio senza scrupoli, non si ha rispetto neppure dei sentimenti”. Ambizione e voglia di cambiamento in chi parte, dispiacere e attaccamento a un calcio romantico per chi resta, impossibile stabilire dove sia la ragione perché ognuno vive il calcio a modo suo.
Chiara Vernini