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Napoli e l’Argentina, un legame inciso nella storia

1986 e 2022, scudetto del Napoli e Coppa del Mondo all'Argentina, la storia si ripete e a noi piace pensare che dietro queste coincidenze ci sia la sapiente mano de Dios

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Foto: SSC Napoli on Twitter (https://twitter.com/sscnapoli/status/1654315725853450241)

Napoli e l’Argentina legate non solo da Diego Armando Maradona ma da una serie di coincidenze grazie a cui è stata scritta la storia.

Non è sorprendente associare la città di Napoli all’Argentina, soprattutto quando il grande Diego Armando Maradona ha vestito sia la maglia azzurra che quella dell’albiceleste.

Forse questo legame è nato con l’arrivo del Pibe de Oro nel capoluogo campano o forse con i grandi flussi migratori di fine ‘800.

Poesia e storia, sport e romanticismo, è difficile capire dove finisca uno e dove cominci l’altro.

Napoletani e argentini, due popoli passionali, accoglienti, creativi.

Forse quelli citati prima sono stati semplici incentivi, perché queste grandi terre sembrano da sempre destinate ad abbracciarsi fino a fondersi.

Tutt’oggi non è improbabile sentir dire ad un napoletano che si percepisce anche un po’ argentino.

Dopotutto casa è dove appartiene il cuore.

A rendere questo legame tra Napoli e l’Argentina ancora più indissolubile ci pensano una serie di eventi e ricorrenze che si intrecciano, che si ripetono.

Qualcuno potrebbe parlare di coincidenze ma Napoli è la capitale della scaramanzia, dove niente viene mai associato al caso.

C’è un’altra cosa che accomuna i vicoli di Buenos Aires a quelli di Napoli: il calcio è una cosa seria e se la città deve fermarsi per celebrare undici eroi in completino sportivo, beh, che si fermi.

Questa è un’ottima premessa per comprendere il livello di serietà con cui napoletani e argentini prendono le coincidenze che stiamo per descrivervi.

Diego Armando Maradona Argentina
Foto: GOAL Italia on Twitter (https://twitter.com/GoalItalia/status/1274929486740566020)

È l’estate del 1986, siamo in Messico, da un lato dell’Estadio Azteca è schierata la Germania Ovest, perché il muro di Berlino non è ancora caduto; dall’altro lato invece l’Argentina, che quasi gioca in casa. È una finale degna del suo nome, con ben cinque reti siglate, eppure Diego Armando Maradona non segna nella sera delle grandi occasioni. Con il goal del 3-2 segnato all’84esimo, l‘Argentina alza la Coppa del Mondo sotto il cielo di Città del Messico.

Nell’autunno dello stesso anno, il 14 settembre 1986, inizia la nuova stagione di Serie A. L’anno prima la Juventus aveva conquistato il titolo senza troppe sorprese e ancora meno se ne prospettavano per la stagione appena iniziata. Eppure un meraviglioso Napoli domina il campionato dall’inizio alla fine, complici grossi scivoloni dell’Inter.

Nel maggio del’87 Diego Armando Maradona, fresco campione del mondo, regala insieme a tutto il Napoli il primo storico scudetto alla città campana.

Ci vuole un po’ di tempo prima che l’incrocio di eventi si ripeta.

Precisamente, occorrono 36 anni e una Coppa del Mondo giocata eccezionalmente in inverno. Stavolta non c’è Maradona, né in Argentina né a Napoli, anzi, si gode lo spettacolo da lassù, in un posto d’onore.

Il suo erede, Leo Messi, sconfigge la maledizione che perseguitava il suo percorso in nazionale vincendo il Mondiale 2022 in una calda notte araba nonostante sia quasi Natale. Nel centro storico di Napoli si festeggia come se avesse vinto l’Italia.

La Serie A è stata messa in pausa per l’importante competizione ma questo non distrae gli uomini di Spalletti, che stanno mettendo in atto una stagione esemplare. Nessun argentino stavolta, anzi, pare che un nigeriano e un ragazzo dinoccolato proveniente dalla piccola Georgia stiano creando il panico nelle difese avversarie.

Foto: SSC Napoli on Twitter (https://twitter.com/sscnapoli/status/1654223708050046976)

Anche stavolta il miracolo si ripete in una sera di maggio.

Il Napoli torna ad essere campione d’Italia, proprio l’anno in cui l’Argentina ha conquistato la Coppa del Mondo.

Lo scudetto mancava nella città partenopea da più di trent’anni, proprio il lasso di tempo per cui gli argentini hanno atteso il titolo mondiale.

Forse sono soltanto coincidenze ma a noi piace pensare che entrambe le volte ci sia stato lo zampino di una mano de Dios.

 

Federica Vitali

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