Se tra Raffaele Carlino e Napoli è sempre stato amore,
tra lui e il calcio femminile è subito scattata la scintilla.
Dal connubio di ciò nasce la magia,
nasce il Napoli calcio femminile.
Nato nel 2003, il Napoli esordisce nella Serie C campana.
In soli due anni raggiunge la Serie B e inizia un percorso di crescita coronato con l’approdo in Serie A (una massima serie molto diversa da quella attuale, fatta di piccoli capoluoghi). Un percorso che può vantare giocatrici importanti come Giacinti e Pirone e che fece appassionare l’imprenditore di successo, a capo del noto marchio Carpisa, Raffaele Carlino.
Feci l’errore di virare sul maschile.
Non ha remore nel confessarci uno sbaglio commesso quando, nella stagione 2012-2013, rileva la maggioranza del pacchetto azionario dell’Ischia calcio e ne diviene presidente restando vicino alle ragazze solo in qualità di sponsor. Con il club isolano conquista due promozioni e uno scudetto della serie D ma, dopo poco rassegnerà le dimissioni.
Deluso da un calcio che “non rispecchia più i principi sportivi con i quali sono cresciuto” torna in quel mondo che sa fargli rivivere uno sport in cui la parola d’ordine è passione.
Il suo impegno si sposta quindi nuovamente sul calcio femminile su quello che per lui è:
un calcio vero, pulito,
dove ancora esistono i veri valori dello sport; è uno sport educativo.
Chiacchierando promette che ci sarà fino a quando il calcio femminile sarà territorio di fair play, fino a quando la passione avrà la meglio sull’interesse (ciò che fino ad ora, ci spiega, lo ha anche spinto, in qualità di sponsor, a sostenere le realtà partenopee degli sport minori che fanno fatica a competere con i budget delle società del nord).
Perchè lui, come ci racconta, crede in Napoli e vuole dare il suo contributo e farà di tutto per dimostrare che esiste anche una Napoli diversa.
Non a caso, lo slogan (e hashtag) che accompagna il suo club è #wearenapoli
perchè tutto il Napoli femminile è accomunato dalla passione per la città.
Una città che per me è unica perchè nelle sue difficoltà
sa regalare emozioni, sa essere forte. Noi siamo la Napoli della gente che lavora, la Napoli fatta di donne che hanno una forza della natura unica; la Napoli che ci crede e si rimbocca le maniche.
Un Napoli femminile che vede il coinvolgimento di un pool di aziende in un azionariato popolare diffuso e che ha grandi ambizioni.
Forse è stata una delle cose di cui vado più fiero.
Sono riuscito a mettere insieme 22 imprenditori cittadini che hanno creduto nell’azionato diffuso.
Il Presidente viene eletto da un’ assemblea ogni 2 anni (così mi metto anche io in discussione) ma credo che questo possa essere l’unico modo per provare a competere economicamente con le potenze del nord.
Per ora, con le sapienti mosse del direttore sportivo Giovanni D’Ingeo che viene dall’Inter (stravincendo la scorsa cadetteria) ha allestito una formazione di tutto rispetto che mister Marino sta facendo viaggiare a tutta velocità verso la Serie A.
L’allenatore Marino è un ragazzo molto preparato, giovane e perbene (che per me è un aspetto molto importante…).
Lo chiamo “maestro” in quanto è un sarriano: lui parte dal bel cioco per poi vincere. Se vogliamo che la genta segua le ragazze non possiamo fare a meno dello spettacolo.
Tra le ragazze in rosa si sta mettendo in luce la greca Despoina Chatznikolaou, meglio conosciuta come Deppy (10 gol per lei all’attivo in questo campionato), “una ragazza che, considerata la giovane età e considerando che è alla sua prima stagione in Italia – afferma il Presidente – sta facendo molto bene e ha ancora enormi magini di crescita“.
Crescita che lo stesso Carlino insegue sempre affinchè il Napoli femminile diventi sempre più competitivo, possa non solo raggiungere la massima serie ma diventarne una realtà che possa essere anche simbolo di una città.
Chiunque viene a Napoli deve capire che siamo una società organizzata e con strutture.
Al momento da questo punto di vista siamo un po’ nomadi ma il mio obiettivo è creare quanto prima una ‘cittadella’ con foresteria annessa (ci stiamo lavorando) e spero di riuscirci in un paio di anni.
Per vincere ed essere competitivi bisogna lavorare bene con i settori giovanili ed è importante che ci sia sinergia tra essi e la prima squadra perciò dal prossimo anno, tutte le squadre si alleneranno a Pozzuoli in attesa della nascita di una “casa comune”.
Attualmente le Azzurre giocano a Casamarciano ma Carlino guarda sempre avanti e sogna in grande. Ci racconta, ad esempio che con il sostegno comunale, forse già prima della conclusione della stagione in corso, ha ottenuto l’ok per disputare le gare casalinghe allo Stadio Caduti di Brema ma il suo obiettivo ultimo resta lo Stadio Collana.
Siamo nati là, facevamo circa 2000 spettatori, a Casamarciano, pur essendo una bellissimo impianto, non riusciamo a registrare più di 300-400 spettatori
Perchè, secondo lui, affinchè non solo il Napoli ma il calcio femminile tutto possa allargare il bacino di affezionati è importantissimo che si giochi in grandi impianti:
Le ragazze meritano persone (sottolineo sportive) che le vadano a vedere.
La gara tra Juve e Fiorentina allo Stadium è un esempio di ciò di cui ha bisogno questo sport!
Positivo, come nella sua indole, Lello (come lo chiamano tutti) non teme di doversi confrontare con club che appartangono alle realtà maschili.
“L’ingresso dei club maschili è stato positivo in qunto ha contribuito alla crescita del movimento e ha incanalato interesse ma è importante che il calcio femminile non si snaturi perdendo i valori sportivi che lo cartatterizzano.”.
Lui crede così tanto nel progetto che se dovesse farsi avanti De Laurentiis, ci dice senza mezzi termini:
ad oggi non mi siederei nemmeno a parlarne!
Eppure in passato ADL chiese a Carlino quanto guadagnasse da questa attività e lui gli rispose sottolinenado la bontà del calcio femminile, rimarcando che le calciatrici non giocano per il denaro (percependo solo un rimborso spese) ma per vincere generando in lui l’insinto di voler investire.
La sua risposta rimarcava dunque una visione completamente diversa di questo sport, “parliamo di due mondi opposti, ciò non toglie che il femminile ha bisogno di grandi sponsor. Non basta Sky. Spostamenti, rimborsi spese, stipendi allo staff tecnico, strutture, il calcio femminile deve sostenere spese ‘da professionisti’ senza esserlo e senza i budget del professionismo. Le calciatrici durante l’intera settimana lavorano per guadagnare (nelle migliori delle ipotesi) poco, come posso io pensare di arricchirmi da tutto questo?”
Qui si parla di passione non di business.
Spero davvero per le calciatrici che si arrivi allo status di professioniste
ma questo non deve incidere sulle società perchè i sacrifici già sono enormi!
Caterina Autiero