Nainggolan: “Il calcio è noto per le belle donne”. Soltanto?

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Come sempre senza peli sulla lingua, Nainggolan intervistato da un programma tv ha dichiarato che l’omosessualità nel mondo del calcio è da nascondere perché i gay non si sentirebbero a loro agio dando l’idea che il calcio sia qualcosa “noto per le belle donne” più che per la qualità dei calciatori

Nel mondo dello spettacolo avere successo è diventato una sorta di grimaldello per scardinare i pregiudizi e sdoganare la propria sessualità. Non solo: un personaggio noto che fa outing diventa spesso portabandiera di un messaggio contro i preconcetti legati a scelte individuali. Nel mondo del calcio, invece, sembra che accada esattamente l’opposto: più si ha successo in campo, più si diventa star, più, se c’è, l’omosessualità diventa un aspetto da nascondere.

(Fonte fotografica calciomercato.com)

Almeno secondo il centrocampista della Roma Radja Nainggolan che, notizia di questi giorni, rilassato senza l’impegno dei Mondiali con il Belgio, durante un’intervista ai microfoni di Gert Late Night, parlando di questo tema ha dichiarato: “I gay nel calcio ci sono ma non dicono di esserlo, si vergognano. Oggi saresti finito. In questo mondo se ci fosse qualcuno gay non si sentirebbe a proprio agio, perché il calcio è noto per le belle donne“.

E a proposito di donne, Nainggolan, noto da sempre per essere un tipo senza troppi peli sulla lingua e piuttosto anticonformista, non ha nascosto che, pur essendo un uomo sposato, “tutte mi vogliono, me lo fanno vedere davanti agli occhi. A volte è difficile dire di no ed io non sono di certo un angelo… L’unica cosa importante è che non deve uscire nulla. Quando parlo con mia moglie (Claudia Lai, n.d.r.) di queste cose? Bisogna negare sino alla morte. Ci sono cose difficili da capire, esci di casa o vai ad una festa ed improvvisamente ci sono cinque donne intorno a te: cosa fai?“.

Chissà cosa avrà pensato la moglie dopo aver lette queste dichiarazioni…

Al di là del giudizio morale che non ci compete, è piuttosto triste constatare come un calciatore professionista che ha raggiunto livelli di carriera agonistica di tutto rispetto possa considerare il calcio, o almeno è quello che appare nelle sue dichiarazioni, come qualcosa che fa notizia ed è noto “solo per le belle donne”.

Di conseguenza come uno sport nel quale i gay si potrebbero trovare a disagio perché non rappresentano quell’idea di calciatore, quindi fuori luogo dal contesto; o dove altro genere di donna, come le calciatrici professioniste, non viene neppure menzionato perché non rappresenta quel modello femminile che si trova alle feste che a lui non dispiacciono…

Silvia Sanmory