Home Calcio Italiano Serie A Musa Juwara, dal buio di un barcone alla luce di San Siro

Musa Juwara, dal buio di un barcone alla luce di San Siro

La storia del giovanissimo Juwara, dal passato fino alla rivincita a San Siro

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Nel giugno del 2016 Musa Juwara è soltanto un adolescente impaurito su una grande barca in mezzo al mare.

Alla ricerca – come tanti del suo paese, il  Gambia – di un futuro più luminoso. Di un futuro che, per tanti di questi ragazzi, ha la forma di un pallone da calcio.

Musa sbarca in Sicilia, sulle coste messinesi, dopo un viaggio affrontato con il timore di chi non solo non sa nuotare, ma ancora di più non sa cosa cercare. Ha 14 anni, lo spostano a Potenza, non può nemmeno andare a scuola.

È completamente solo. I suoi genitori lo hanno mandato alla ricerca di una svolta, di un’occasione. Alla sua età il talento non è sufficiente se non c’è qualcuno che se ne prenda cura.

Quel qualcuno diventa Vitantonio Summa, allenatore della Virtus Avigliano, che prende a benvolere il giovanetto. Gli concede fiducia, una fiducia ripagata con ben 29 gol grazie ai quali la Virtus vince il titolo Allievi regionali.

Vitantonio e la moglie aprono all’adolescente le porte della loro casa, fino a diventarne i tutori legali: Musa diventa un fratello per Davide e Iacopo, i figli della coppia.

Gli garantiscono di continuare con il calcio, ma anche quell’istruzione che a lungo gli è stata negata: proprio come aveva sempre desiderato il nonno del ragazzo.

Tra tutte le società i coniugi Summa optano allora per il Chievo Verona, un club che da sempre offre un occhio di riguardo per il percorso educativo e scolastico dei suoi allievi.

Sembra essere arrivata la svolta, ma la battaglia e il cammino di Jawara verso la luce dell’emancipazione sono ancora tortuosi. 

La FIGC infatti – adottando una norma per la tutela dei minori – vieta il trasferimento dell’adolescente, che non è accompagnato di genitori.

Troppi in passato gli agenti senza scrupoli che  hanno approfittato di ragazzi extra comunitari soli per i loro traffici. Non è il caso di Musa, ma la sostanza non cambia cambia:  senza la famiglia, il tesseramento viene negato.

Loredana Bruno in Summa, davanti alla tristezza del suo ragazzo, decide di combattere per lui. Grazie all’apporto dell’avvocato Vittorio Rigo, il caso Jawara arriva in tribunale e la donna la spunta: il giudice  dà ragione alla donna. La legge a tutela dei minori va applicata, ma con ragionevolezza. Musa Jawara può diventare finalmente un gialloblu nel 2018.

Musa non patisce affatto il salto nella Primavera: 8 gol e 1 assist in 15 presenze, fino al debutto in Serie A il 25 maggio 2019 contro il Frosinone. Poi il club retrocede e Walter Sabatini dal Bologna non si lascia sfuggire l’ occasione: con soli 500mila euro lo porta a Casteldebole. 

Qui Mihajlovic capisce subito che il ragazzo è già pronto per la prima squadra, anche se gira ancora in monopattino là dove i suoi compagni di squadra prediligono già auto di grosso calibro. Ma tant’è, volta per volta Sinisa gli aumenta il minutaggio. Fino a capire che, contro l’Inter a San Siro, può essere la sua arma letale.

L’arma della vittoria in 10 contro i nerazzurri.

Non mi aspettavo di entrare in campo in questa situazione. Sono giovane, era tutt’altro che scontato.

Sì, non era scontato. Come non lo era che quel ragazzino di quattordici anni, solo e spaurito, arrivasse fino a Milano, nella Scala del Calcio.

Musa Jarawa ha iniziato il suo cammino verso la conquista di una vita dignitosa, come volevano i suoi genitori quando lo hanno messo su quel barcone. 

Hanno rischiato. Oggi possiamo dire che hanno avuto ragione.

 

 

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