L’unica speranza dell’Italia di portare un po’ di tricolore in finale è quella di vedere Nicola Rizzoli dirigere la gara iridata. D’accordo, probabilmente non importerebbe nulla a nessuno poiché erano altri i piani azzurri per questo Mondiale, ma di certo per il fischietto italiano si tratterebbe di un’enorme soddisfazione e forse, anche se minima, potrebbe esserlo anche per noi. La possibilità di superare la concorrenza dei suoi colleghi c’è e Rizzoli potrebbe davvero entrare nella storia del calcio come il terzo arbitro italiano a dirigere la finale di un Mondiale dopo Gonella (Argentina 1978) e Collina (Corea del Sud-Giappone 2002).
Per ora si dovrà “accontentare” dei quarti di finale, essendogli stata affidata Argentina-Belgio, in programma sabato sera a Brasilia. Ma se tutto andrà bene e la direzione della gara dovesse essere impeccabile, la Fifa potrebbe permettergli di realizzare il sogno nel cassetto di qualsiasi arbitro. Per il fischietto di Mirandola si tratta della terza gara in questo Mondiale, dopo Olanda-Spagna e Nigeria-Argentina, incontri diretti con sicurezza e tranquillità, fatta eccezione per qualche episodio per così dire “dubbio” contestato dai giocatori spagnoli mentre venivano presi a sassate dagli Orange.
Nicola Rizzoli, 42 anni, architetto dal carattere mite e riservato, è presente nella classifica IFFHS di Miglior arbitro dell’anno 2013 ricoprendo la seconda posizione. Meglio di lui, quell’anno, solo l’inglese Howard Webb. E infatti, proprio il 2013 ha visto il modenese dirigere la finale di Champions League tra Bayern Monaco e Borussia Dortmund in quel di Londra, continuando in seguito a conquistare designazioni internazionali molto prestigiose. Con lui si può dire dunque che stia egregiamente continuando la grande tradizione di arbitri italiani che vede il nostro paese al primo posto in assoluto tra le nazioni che hanno fornito arbitri ai Mondiali.
Sarà lui il nuovo Collina? Molti storcono il naso di fronte alla sua eccessiva permissività che lo porta spesso a prediligere il dialogo con i giocatori a scapito della fermezza e della personalità. Molti ricordano, ad esempio, la sua “non-reazione” ai ripetuti “vaffa…” a lui diretti da Totti nel corso di Udinese-Roma del 2008, senza dimenticare poi l’ultima stagione, in cui sono stati ben 5 i minuti passati dal fischietto modenese a discutere con i giocatori di Roma e Sassuolo per la concessione di un calcio di rigore, prima dato e poi negato, agli emiliani. Eppure, all’estero l’arbitro italiano è enormemente apprezzato, solo dall’Italia arrivano le critiche più velenose. Osannato fuori dal suo paese e criticato in patria, questo sembra essere il destino di un arbitro che, nonostante tutto, continua a puntare sempre più in alto.
Claudia Rosco