Spagna 1982. C’era una volta una squadra di nome Algeria. Non era una delle potenze più conclamate della storia calcistica mondiale, ma riuscì a vincere contro una Germania potenzialmente più forte, ma molto lontana da quel fair play così tanto decantato. Le volpi del deserto, a Gijon, si imposero contro i tedeschi per due reti a una: una pillola troppo amara da mandare giù senza “vendetta”. La Germania si accordò infatti con i cugini austriaci: se vi battiamo solo per uno a zero, per la questione differenza reti, passiamo entrambe agli ottavi… e l’Algeria se ne torna a casa. Detto, fatto. L’orribile match tra Germania e Austria terminò 1-0: nordafricani eliminati e sconcerto generale. Perfino il telecronista della tv tedesca, alla fine dell’incontro, esclamò: “La vergogna per una partita così scandalosa“.
Brasile 2014. Era da anni e anni che l’Algeria aspettava questo momento. Uno, perché da quando i sauditi, con un grande gol del carneade Owairin, si classificarono agli ottavi di finale di Usa ’94, il calcio arabo non era più riuscito a passare al secondo turno. Due, perché i Fennec, dopo che la rete di Slimani ha tagliato fuori la Russia dell’italiano Fabio Capello, hanno potuto giocare i loro primi ottavi di finale proprio contro la Germania, senza purtroppo ottenere rivincita alcuna. Ovviamente, nessuno tra i 22 giocatori verdi che sono scesi in campo ieri a Porto Allegre è in grado di ricordarsi personalmente quella partita-scandalo di Spagna ’82, ma è altrettanto scontato che quell’amara sconfitta sarà aleggiata dentro gli spogliatoi, sugli spalti, nella panchina e in campo, durante l’intero match, finito, ironia della sorte, 2-1 in favore della Germania. Risultato ribaltato, insomma. I tedeschi non si sono fatti “abbindolare” di nuovo dai nordafricani, e li hanno sconfitti alle lunghe, dopo una partita complicata, nei tempi supplementari. Prima, con un colpo di tacco di Schurrle, poi con la rete di Ozil, mentre il gol di Djabou, in extremis, ha fissato solo il punteggio finale. Amaro in bocca e voglia di rivalsa insoluta, l’ultima africana ha salutato con delusione il mondiale brasiliano.
Eleonora Tesconi