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Il Milan a Torino perde la testa, la partita e se stesso. Ora è caos!

A Torino il Milan regge fino a che Kessie atterra l'avversario, Belotti segna il primo gol e il diavolo perde la testa, la partita e se stesso. Gattuso si, Gattuso no, il tecnico resta ma solo fino al 26 maggio

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A Torino il Milan regge fino a che Kessie atterra l’avversario, il diavolo perde la testa, la partita, se stesso e per poco anche Gattuso. Ma non ci sono alternative e Rino resta fino a fine stagione.

Con la vittoria di due settimane fa contro la Lazio il Milan di Gattuso sembrava aver ritrovato, se non la via per il Nord, quantomeno la bussola. L’1-0 targato Kessie contro i laziali in quella notte di polemiche è stata però solo un’altra illusione stagionale, per Gattuso quanto per i milanisti. A quell’1-0 segue il pareggio al Tardini e l’uscita dalla Coppa Italia per mano degli stessi laziali sconfitti qualche giorno prima. La Lazio di Inzaghi si prende la sua rivincita e il Milan perde un’occasione per dimostrare una struttura che prima del derby sembrava consolidata.

Sembra che il derby però abbia funto da smacchia vip, scoprendo un nervo fino a quel momento coperto e che le ultime partite prima della stracittadina avevano iniziato a far indolenzire. La ritrovata vittoria di campionato con la Lazio, però, sembrava aver ricucito una ferita che al contrario ha dato modo di riaprirsi e sanguinare sotto i colpi di un Toro scatenato.

Il Milan a Torino perde la testa, la partita e se stesso. Ora è caos!

I Granata vincono, raggiungono i rossoneri in classifica e li spediscono all’inferno

A fare la differenza è stata la miscela di un paio di elementi che sono sfuggiti al Milan man mano che la partita scorreva. Come dei bottoni che esplodevano, i rossoneri perdono lucidità prima di tutto.

Il Torino se ne accorge e dopo un primo tempo degli ospiti se non ottimo ma qualitativamente sufficiente, approfitta del calo improvviso che gli uomini di Gattuso palesano a inizio ripresa. Un paio di occasioni non concretizzate nella prima parte di gioco hanno tolto più che conferire verve ai rossoneri che riprendono il gioco con inspiegabile impasse.

Belotti da sogno a incubo

Continua a battere colpi il Torino, pur senza Mazzarri espulso, e il Milan finisce col cadere ma in area sotto uno spintone di Kessie. Guida indica il dischetto. Controllo al VAR impossibilitato a stabilire l’entità della spinta che ad ogni modo sussiste e dal dischetto va il Gallo.

Accostato in passato al Milan che lo ha più volte desiderato e sognato, è il Gallo a ferire i rossoneri e spedirli all’inferno. Dal dischetto carica un siluro centrale e batte Donnarumma che si beffare. I rossoneri cercano di reagire ma i Granata devono tanto al più avanzato quanto al più arretrato e Sirigu fa miracoli. Su una traversa di Bakayoko la palla rimane lì ma l’estremo difensore ci si fonda sopra e annienta il pericolo.

Gol sbagliato, gol subito

Soltanto un paio di minuti dopo il Torino è dalla parte opposta e Ansaldi punta e supera Conti, mette in mezzo trovando Musacchio che di testa serve praticamente l’assist a Berenguer che segna il suo secondo gol stagionale. Di destro carica un tiro potente che finisce sull’angolino in alto a sinistra sul quale Donnarumma in ritardo, arriva male e senza successo. Il 99 rossonero tocca ma non blocca, il Torino raddoppia e il Milan svanisce.

Immaturità e mancanza di leadership

Sfumati raziocinio e calma in una partita iniziata bene ma finita malissimo per gli uomini di Gattuso che perdono via via ogni controllo di gioco e di se stessi. Gli ammoniti diventano 7 e dulcis in fundo Romagnoli si fa espellere per un’esternazione di plateale dissenso nei confronti del direttore di gara. Rosso diretto per lui e il Milan è costretto a finire il match in dieci in preda al caos e una tenuta mentale che si è cercato di far reggere quanto il più possibile ma che ancora una volta risente dell’assenza di veri leader che possano fare la differenza in tal senso.

Sette ammoniti e un espulso con rosso diretto per eccesso di verve nel polemizzare sono un dato che la dice lunga sulla flemme e l’equilibrio psicologico della squadra. Stabilità certamente minata e compromessa da un’immaturità che una squadra tanto giovane è comprensibile soffra. L’arrivo di Piatek ha certamente risolto alcune problematiche di gioco ma non tutte, e dal punto di vista del carattere ha relativamente risolto. La mancanza di maturità ed esperienza è un deficit che alla lunga sta pesando non poco sul gruppo di Gattuso che si presenta ai microfoni affranto.

Tra Gattuso e il Milan è un amore sul crepuscolo

Con la faccia e l’umore di chi sembra non avere più carte da giocare Gattuso fa dei mea culpa probabilmente fin troppo grandi rispetto a quanto gli sia davvero imputabile. Nel post partita la dirigenza rimane all’interno degli spogliatoi per oltre un’ora e mezzo dopo il triplice fischio. Mentre fuori dagli spogliatoi si suppone un immediato esonero di Gattuso e ci si diletta in una lotteria del possibile successore, il meeting dirigenziale si conclude con la conferma del tecnico calabrese.

Rino resta ma solo fino a fine stagione

Durante la giornata odierna la società avrebbe vagliato altre alternative ma secondo quanto discusso nell’ultimissimo faccia a faccia tenutosi a Casa Milan e conclusosi un’oretta fa circa, Gattuso resta sulla panchina rossonera. La decisione sembrerebbe essere questa per mancanza di alternative immediate ma il suo addio sembra inevitabile a fine stagione.

Inizia un nuovo periodo d’incertezze per Leonardo e Maldini che avranno da trovare un nuovo tecnico a cui poter affidare la guida del Milan per la prossima stagione. Nella speranza, ovviamente, che non vada in fumo l’ultimo obiettivo rimasto, ovvero la Champions League.

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