Un paio di mesi fa era tutta un’altra storia…
Si volava sulle ali dell’entusiasmo, San Siro era tornato a essere caldo, la piazza riviveva emozioni, la squadra iniziava a girare e i risultati facevano la loro. Gara dopo gara, il Milan era andato anche oltre, forse troppo…
Il Diavolo, giunto al terzo posto in classifica, era proiettato verso il raggiungimento del proprio obiettivo stagionale.
Tutto bene, fino al 17 marzo, fino al derby.
La sconfitta contro l’Inter ha generato un crollo emotivo prima che tecnico.
Da quel giorno la squadra di Gattuso ha raccolto appena 5 punti in 7 gare: un andamento da retrocessione perfino inferiore a quello del Frosinone e se è ancora in corsa è solo in virtù dei passi falsi altrui; inoltre bisognare sperare che quelle avanti continuino a perdere punti qui e lì per raggiungere l’Europa.
Da quella gara il Milan è via via scoppiato. E’ finito lentamente al settimo posto e, mentre sprofondava in classifica è sprofondato anche psicologicamente, nelle intenzioni e nelle relazioni.
Tutti colpevoli, tutti nervosi… più passa il tempo più si alimenta una tensione che potrebbe essere dannosissima a questo punto della stagione dove in ballo, adesso, c’è tutto o niente.
Il Milan a Torino perde la testa, la partita e se stesso. Ora è caos!
E’ come se lo spogliatoio fosse imploso attorno al suo allenatore e a Leonardo, l’ambasciatore della società. La crisi di risultati è inversamente proporzionale a un atteggiamento non più positivo sul campo. Così come, tutto ciò non può essere imputabile solo ed esclusivamente a una gara, anche se si chiama derby.
I problemi ci sono sempre stati: col tempo sono emersi numerosi limiti che coinvolgono in primis la società, la costruzione della rosa e a cascata, allenatore, moduli, schemi.
Basterà il ritiro a ritrovare quantomeno la compattezza di un gruppo? (che poi è alla base di uno sport di squadra?)
Lo scopriremo solo vivendo – cantava Battisti- quel che è certo è che arrivati a questo punto sembra essere un ultimo tentativo per far uscire l’anima al Diavolo ora che mancano quattro partite cruciali per tentare di riacciuffare in extremis quel quarto posto che vale la Champions. Ora come ora, al di là di chi scende in campo servono giocatori che scendano in campo con onore, a iniziare dal Bologna.
Ringhio si gioca l’ultima carta per provare a muovere le corde emotive dei suoi ragazzi, per provare a salvare la stagione -al suo Milan, non la sua- .