Finalmente la telenovela della vendita del Milan ha trovato il suo epilogo: Silvio Berlusconi ha venduto il Milan ai cinesi. Era ora, direte voi. Non tutto però e stato così semplice. La trattativa è partita con Bee Taechaubol, bloccata per passare al Sal Galatioto fino ad arrivare all’ultima, che parla di un inserimento improvviso di Jorge Mendes assistito dal gruppo Fosun.
La decisione definitiva è stata presa durante l’ultima riunione a Villa Certosa, al termine della quale è stato annunciato dalla Fininvest che Silvio Berlusconi ha venduto ma resta presidente onorario:
“È stato firmato un contratto preliminare con Han Li, rappresentante di un gruppo di investitori cinesi, relativo alla compravendita dell’intera partecipazione pari al 99,93%. La valutazione è di 740 milioni di euro complessivi e tiene conto di una situazione debitoria stimata in circa 220 milioni”.
La valutazione dell’AC Milan risulta essere di 740 milioni di euro complessivi e tiene conto di una situazione debitoria stimata in circa 220 milioni. Certo è che i cinesi hanno sicuramente soldi da spendere ma Berlusconi avrebbe preferito vendere a investitori italiani, cosa non semplice. In suo aiuto è venuto il Codacons, Associazione dei Consumatori, che ha trovato degli investitori eccellenti: i tifosi. Proprio così. Secondo ilgiorno.it, con una piccola spesa sostenibile per tutti, ognuno avrebbe la possibilità di diventare azionista della società di via Aldo Rossi, uno dei club più vincenti al mondo.
“Perché tutti i 90 milioni circa di tifosi del Milan presenti in tutto il mondo non decidono di spendere 7 euro a testa e comprare la squadra? Con un valore stimato di circa 700 milioni l’esborso per ogni singola persona sarebbe irrisorio e permetterebbe a ogni tifoso di sentirsi proprietario di una delle squadre più importanti non solo in Italia ma in tutto il mondo”.
I tempi in cui i rossoneri vincevano sono molto lontani e la nostalgia è forte tanto da spingere tantissimi supporter rossoneri a pagare pur di rivedere la società primeggiare in Italia, in Europa e nel Mondo. A questo punto siamo arrivati.
Forse questa soluzione avrebbe fatto felici tutti, tifosi, società e presidente, ma la proposta è arrivata troppo tardi, perché ormai il Milan parla cinese.
Barbara Roviello Ghiringhelli