E’ un Milan rivoluzionario a livello societario quello con Presidente Scaroni ma dal 2014 è un club abituato a convivere con la rivoluzione più rilevante in panchina.
Era l’oramai lontano 25 gennaio 2014 quando da Arcore arrivò la conferma della notizia che circolava a seguito dei risultati stagionale rossoneri: Massimiliano Allegri veniva sollevato dall’incarico di allenatore della squadra.
Così il secondo tecnico che aveva collezionato la media punti più alta nell’era della proprietà Berlusconi era stato accompagnato virtualmente alla porta, ma nessuno forse si immaginava che quello si sarebbe rivelato solo l’inizio di una serie di divorzi con i tecnici che avrebbero intrapreso questo matrimonio sportivo, esattamente cinque dopo l’attuale mister bianconero.
Dopo essere subentrato ad Allegri, Seedorf, trascorsi solamente cinque mesi alla guida della prima squadra, fu costretto a fare le valigie per lasciare posto ad un rossonero nel cuore, Pippo Inzaghi.
Con Pippo il Milan ripartiva dopo un ottavo posto in classifica e senza le coppe europee da giocare ma dopo una prima partita che faceva ben sperare con una sonora vittoria contro la Lazio ancora non allenata dal fratello, neppure l’ex nove di casa a Milanello, riuscì a durare: per qualcuno la sua nomina era stata troppa azzardata, per altri era la squadra ad essere non competitiva, fatto sta che “con grande dispiacere” arrivò il suo tempo di salutare il 4 giugno 2015 quando gli fu comunicato che erano state preferite altre strade ma che al “volante” ci sarebbe stato altro tecnico e il nome sarebbe stato svelato da lì a breve: Mihajlovic.
A campionato in corso, però, nell’aprile del 2016 arriva la comunicazione che spiazza la piazza e tutto l’ambiente: squadra affidata all’allora allenatore della squadra Primavera, Brocchi.
L’eredità lasciata dal serbo aveva un nome ed un cognome: Gigio Donnarumma, ma non era bastato per fargli portare a termine la stagione.
Dopo Brocchi, nel luglio della stesso 2016, ecco Montella che il 4 luglio inizia la propria avventura al centro sportivo di Milanello.
I 57 punti in 38 match e un settimo posto erano bastati a confermalo per l’inizio della stagione ma a novembre l’andamento altalenante ha condizionato il suo operato ed ecco arrivare Gattuso.
Il nome di Ringhio sembra essere da tempo in bilico e, complice la classifica, la sua panchina pare essere “ballerina”, più agitata di quanto lo sia lui nel corso delle partite.
Il mancato passaggio del turno in Europa League e l’assenza di vittorie in campionato (l’ultima volta che i Rossoneri hanno conquistato i 3 punti risale allo scorso 2 dicembre, contro il Parma, poi 3 pareggi e una sconfitta) hanno aperto la discussione sul suo futuro.
Contro la Spal, oltre ai 3 punti in gioco c’è la conferma del tecnico. La squadra dovrà dimostrare di essere con Ringhio ma, è ormai risaputo che la società stia preparando un piano B: il Milan vivrà l’ennesimo cambio in panchina?
Chiara Vernini