Il Milan è campione d’Italia!!!
Dopo undici anni, lunghi, sofferti, il Diavolo conquista lo scudetto (l’ultimo nel 2011).
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— Lega Serie A (@SerieA) May 22, 2022
Uno scudetto che assume un valore ulteriore in quanto vinto a discapito dei cugini nerazzurri che così vengono agganciati nell’albo d’oro della Serie A con 19 titoli.
Uno scudetto che è il prodotto di una buona gestione societaria e tecnica ma non solo…
SCOPRIAMO QUALI SONO 5 DEI PIU’ IMPORTANTI MOTIVI CHE HANNO PORTATO IL MILAN A VINCERE IL CAMPIONATO 2021-22
Avere un allenatore al secondo anno consecutivo sulla stessa panchina, rappresenta senza dubbio un vantaggio. Si parte da qualcosa di già noto, in un certo senso di plasmato, e non è cosa da poco.
Nel caso di Pioli, al suo lavoro pregresso, sono mancate due pedine fondamentali, Donnarumma e Çalhanoğlu e lui è rimasto lì, silente e deciso.
Testa bassa e pedalare.
Chissà, magari sarà stato anche questo ciò che il tecnico parmense ha trasmesso ai suoi ragazzi, e, con umiltà e determinazione, ha tenuto in piedi una squadra che nonostante un’infermeria spesso occupata, ha condotto trionfante alla fine della stagione.
2) Paolo Maldini e “quelli come lui”
La figura motivazionale, la bandiera, la memoria storica che guarda al presente e al futuro nello stesso modo e nella stessa misura.
Il Direttore dell’area tecnica, il figlio di Cesare, il papà di Christian a Daniel (rossonero anche lui) il difensore a tutto tondo, capace di coprire tutte le tre zone della difesa, quello che ha vinto tutto quello in palio mette il calcio (forse solo la Coppa delle Coppe gli è mancata), dal 2018 al Milan senza la casacca ma con la cravatta, ha intrapreso un percorso di valorizzazione di giovani talenti da “buttare” letteralmente in campo, contribuendo, con una notevole dose di componente motivazionale (ne siamo certi), a creare un gruppo fresco e giovane che, con qualche innesto di “lusso ed esperienza”, ha contribuito a forgiare la siffatta compagine.
Quel QUID in più che ogni squadra che aspira a migliorarsi sempre e perché no, a trionfare in qualche competizione, dovrebbe avere…
3) I “vecchietti”
“Vecchietto lo dici a tuo nonno!!!”, qualcuno potrebbe giustamente obiettare… Come dargli torto! Se poi per “vecchietti”, vogliamo intendere due colossi del pallone come Ibra e Giroud…
35 & 234 – Olivier Giroud è diventato il giocatore più anziano a raggiungere la doppia cifra di gol nella sua stagione d’esordio in Serie A (35 anni, 234 giorni). Highlander.#SassuoloMilan pic.twitter.com/BnNEqFtM5y
— OptaPaolo (@OptaPaolo) May 22, 2022
Esperienza dentro e fuori dal campo, uomini spogliatoio, risolutivi e risolutori quando serve.
Pedine indispensabili perché si sa, l’esperienza fa la differenza.
4) “Il tenere botta”
La stagione appena conclusa ha visto, lo abbiamo anticipato, l’infermeria rossonera molto spesso sold out.
Da Maignan a Ibrahimovic, da Messias a Kjaer, passando praticamente a turno per più di mezza rosa, Pioli ha dovuto smazzare parecchio per tirare fuori la migliore formazione possibile ad ogni partita, non tralasciando i fisiologici contraccolpi (di varia natura) successivi ad ogni infortunio di un pezzo della sua squadra.
Ciò nonostante, tutti hanno “tenuto botta”, come si suol dire e, tirando le somme fino a domenica 22 maggio, il diavolo pare aver fatto un patto con se stesso e dopo 11 stagioni, si ricuce sul petto il tricolore.
Saper tenere botta, fisicamente e mentalmente, fa rima con vittoria qualche volta.
5) La “memoria storica”
Quello che si è stati, ciò che si è fatto, sono il tesoretto da tirare fuori nei momenti di stallo, nelle difficoltà, in quelli di calo fisico e mentale.
Partiti non da favoriti, ci piace pensare che il Milan tutto abbia attinto a questo tesoretto più e più volte durante tutta la stagione.
Ci piace pensare che ognuno di loro si sarà detto tra sé e sé “Io sono il Milan” e tutti insieme “Noi siamo il Milan”.
La storia, il passato, il presente e il futuro che viaggiano di pari passo.
Anche questa è mentalità, anche questo porta alla vittoria.
Mama mia el Diablo, Ariba ariba el Diablo!!!
(dedicato a mio padre)
Simona Cannaò