E’ un Milan che dalla sconfitta col derby è caduto in un turbine.
Nervosismo e tensione, mancanza di gioco, difficoltà gestionali e ancora critiche e paura di rischiare di buttare via tutto.
Il cammino che aveva portato la squadra di Gattuso alla sfida contro l’Inter da favorita e in vantaggio di un punto aveva solo nascosto dei limiti che in realtà sono endemici di questa squadra.
La difesa, punto forte fino a due giornate fa, non può sopperire in eterno alla mancanza di idee e agli errori continui in fase di costruzione.
E così, nel momento in cui Donnarumma incappa in una giornata no, arriva il gol.
Al Marassi bastano pochi secondi per adare ko e non basta una gara intera per evitare la sconfitta: ancora una volta ai rossoneri è mancata lucidità nell’impostazione della manovra e soprattutto è mancata la pericolosità.
La squadra di Gattuso non ha mai creato apprensioni alla Doria e sembra non essere più in grado di mettere Piatek in condizione di fare male: sbaglia moltissimo e così il Pistolero polacco si trova solo contro i difensori blucerchiati e servito male (un solo gol su azione nelle ultime 4 partite è un dato che deve far pensare).
Prevedibile e impacciato ma non solo, anche un Milan che soffre l’aggressività e il pressing avversario: così non si va lontano!
Molti interpreti sono fuori forma ma Ringhio non ha preso in considerazione l’idea di cambiare modulo privandosi dei vari Suso e Calhanoglu che da qualche giornata non brillano, anzi.
Problemi fisici quindi che si uniscono a testardaggine: questa mattina a Milanello sono tutti sotto accusa!
Non basta puntare il dito contro l’arbitro. Nonostante le recriminazioni per un penalty non concesso allo scadere, il Milan ha il dovere di guardare in casa sua e capire che vanno risolti i problemi legati al gioco.
Mancano ancora 9 giornate, i rossoneri restano ancora al quarto posto ma il vantaggio sulle concorrenti non è più così ampio e adesso non sono più ammessi passi falsi.
Martedì si torna già in campo, in casa contro l’Udinese. Dovrà essere un’occasione per ripartire, per farlo però bisogna vincere e convincere.