Mihajlovic, la lettera del piccolo Mirko: “La paura è uguale per tutti. Non mollare”

Il mondo si stringe intorno a Mihajlovic. L'allenatore del Bologna riceve una lettera speciale da un piccolo tifoso che sta combattendo la stessa malattia.

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La vita è quello che ti succede mentre sei impegnato a fare altri programmi.

 

Lo sa bene Sinisa Mihajlovic, impegnato a preparare la prossima stagione calcistica con il Bologna. 

Lo sa bene Mirko, un bambino di 10 anni il cui unico pensiero dovrebbe essere la scuola, il tifo per la sua squadra del cuore e gli amichetti.

Invece non è sempre così. Quando pensi di essere il burattino della tua vita, è la vita che ti ricorda di essere lei a muovere i fili del tuo destino.

Un destino che ti fa accantonare  penna e pallone. Progetti e ambizioni per planare su una realtà più dura e incomprensibile.

Due età diverse.

Due mondi lontani.

Mai così vicini.

Sinisa Mihajlovic e Mirko oggi in comune hanno molto di più di quanto si possa credere: una battaglia chiamata leucemia.

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Sinisa Mihajlovic riceve una lettere commovente da Mirko, un bimbo di 10 anni che sta combattendo la sua stessa malattia

L’intero mondo del calcio si è stretto intorno all’allenatore del Bologna pochi giorni fa. Un annuncio scioccante, surreale, uno schiaffo mentre tutti dai dirigenti ai calciatori allo stesso Sinisa erano intenti a fare ben altro.

Come Mirko, quando una mattina di Ottobre invece di andare a scuola viene ricoverato in ospedale con una sconcertante sentenza. Sentenza di cui un bambino di 10 anni non ne conosceva nemmeno ancora il significato.

Quel bambino oggi scrive a Mihajlovic. Dopo aver ricevuto tanta forza, Mirko ora sa che è il momento di donarla. Perché davanti alla malattia non ci sono differenze anagrafiche che tengano. Siamo tutti uguali. Tutti guerrieri.

Una lettera dolce e commovente. Perché la malattia nella sua bruttezza ha un nota positiva: quella di unire.

Sono Mirko, un bimbo di 10 anni con una grande qualità: il coraggio fino ad ottobre 2018 ero un bambino normalissimo, che giocava, andava scuola e tifava Parma. Poi il 21 ottobre fui ricoverato in ospedale, avevo la leucemia. Io non sapevo cosa fosse, ma con il tempo ho imparato a conoscere questa maledetta malattia.

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Potevo scegliere due modi per affrontarla: piangere tutto il giorno e lamentarmi sempre o farmi coraggio e andare avanti. Decisi di farmi coraggio e di andare avanti. L’aiuto più grande l’ho ricevuto dai giocatori del Parma, specialmente da Gazzola e Inglese. Sono passato come te dai campi da calcio, dove seguivo la mia squadra del cuore, a doverla guardare in televisione. Questa passione mi ha aiutato a far passare tutti questi mesi. Riguardavo le partite e leggevo tutto quello che riguarda il calcio.

A maggio, però, ho ricevuto un’altra brutta notizia: le cure non bastavano più, dovevo fare il trapianto. Oltretutto era anche finito il campionato. Il 14 maggio ho fatto un trapianto del midollo e ora sembra andare tutto bene. L’altro giorno, quando ho visto la tua conferenza stampa, ti ho visto particolarmente triste. Nessuno più di me può capire le tue paure, perché anche se ho 10 anni la paura è uguale per tutti.

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 Io mi sento di dirti di non mollare, di far uscire tante lacrime perché sono segni di forza e di fare tutto quello che bisogna fare, perchè si guarisce più in fretta. Spero che i miei consigli ti siano d’aiuto. E chissà, magari un giorno ci incontreremo io in curva e tu in campo. Un abbraccio speciale da Mirko. E ricorda: il lupo a volte non è così cattivo come sembra. Ciao”. 

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Immagine: profilo Twitter Bologna FC

C’è saggezza nell’innocenza dei bambini. Per questa ragione dovremmo osservarli come se fossero i nostri migliori maestri.